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Economia Politica economica

Sarmi: Banca del Sud al via a inizio 2011

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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2010 alle ore 09:26.

Competitività e leve per recuperare spazi dopo la crisi sono al centro del convegno di Capri. Anche nelle tavole rotonde e nell'intervento dell'amministratore delegato di Poste italiane, Massimo Sarmi. L'intervento del numero uno delle Poste diventa anche l'occasione per fare il punto sul progetto della Banca per il Sud: «Stiamo lavorando – dice – con una prospettiva di avvio che realisticamente sarà a inizio del prossimo anno». Il progetto passa anche per l'acquisto del Mediocredito centrale da Unicredit: «Siamo a fare l'acquisto – spiega l'a.d. di Poste – ora si tratta di avviare la fase di negoziazione per trovare l'intesa sul profilo economico».

Prima e dopo l'intervento di Sarmi le tavole rotonde che hanno evidenziato i veri nodi con cui si misurano le imprese italiane, soprattutto quelle presenti sui mercati stranieri: un diritto certo e una formazione al passo con le esigenze della competitività. Nella rincorsa a recuperare spazi dopo la crisi si acuiscono le differenze tra paesi, secondo gli imprenditori intervenuti, e capitale umano e diritto diventano leve di competitività o di arretratezza.
Un grave rischio per l'Italia, dove «regnano – dice Filippo Sgubbi, dell'Università di Bologna – innovazione e flessibilità: due concetti che trasportati nel diritto assumono valore negativo». Per Sgubbi la incertezza rende difficile l'operatività dell'impresa. I problemi con il diritto e con la giustizia si acuiscono poi in sede giurisdizionale. «Molto spesso – accusa Stefano Parisi, presidente di Asstel – il giudice non conosce il mondo delle imprese e la loro organizzazione. In molti casi poi si chiede il commissariamento: ciò si giustifica quando il reato è in atto, ma non quando il presunto illecito è stato già compiuto».

Un'analisi per buona parte condivisa da imprenditori, giuristi e magistrati, tanto da indurre Palo Ielo, sostituto procuratore della repubblica presso il tribunale di Roma, a proporre la istituzione, presso le corti d'appello, di sezioni specializzate in diritto dell'economia. Per Ielo una forte specializzazione è necessaria soprattutto nel settore penale e per aggredire con strumenti idonei la criminalità organizzata che fa «dumping, diffonde sfiducia, alza barriere allo sviluppo». Sui tempi della giustizia, troppo lenti, pone l'accento Salvatore Rossi, direttore centrale di Banca d'Italia. «Solo per la sentenza di primo grado in Italia ci vogliono 4 anni – dice – il triplo di tutti i paesi europei. Questa è una catastrofe, che si traduce in un alto costo per i cittadini e per le imprese». E Sergio Dompè, presidente di Farmindustria : «L'Italia è ultima tra i paesi Ocse per i tempi della giustizia civile. Per recuperare un credito occorrono 1.210 giorni contro i 331 della Francia».

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Tags Correlati: Antonio D'Amato | Banca d'Italia | Confindustria | Corte d'Appello | Domenico Arcuri | Giustizia | Ocse | Palo Ielo | Paolo Bertoluzzo | Salvatore Rossi | Sergio Dompè | Stefano Scabbio | Technogym | Università degli studi di Bologna | Vodafone

 

Esigenze di innovazione e snellimento anche nella formazione del capitale umano. «Le risorse umane sono fattore di competitività più importante di quelle finanziarie» dice Nerio Alessandri, presidente di Technogym. Per Alessandri l'Italia non ha punti di riferimento a cui ispirarsi. Una carenza rilevata anche da una società di collocamento a lavoro come Manpower. «Credo – dice il presidente Stefano Scabbio – che si debba cambiare la logica della formazione. L'università non prepara secondo le esigenze del mercato del lavoro». Una ricerca di Manpower Italia a questo proposito segnala che le aziende italiane credono che si debba investire prima di tutto sul turismo (53,8%).

Istruzione tecnica e formazione a partire dai banchi di scuola. Una proposta su cui frena Alessandro Laterza: «La scuola deve crescere e innovare – dice il presidente della commissione cultura di Confindustria – ma la vera formazione al lavoro va fatta in azienda». Freno alla competitività – per Domenico Arcuri, a.d. di Invitalia – anche la mala burocrazia. «Stiamo cercando di adottare procedure più snelle – dice – attraverso i contratti di sviluppo che privilegiano il silenzio assenso e investono conferenze di servizi».

Una storia in controtendenza, quella di Vodafone che in Italia investe 1 miliardo l'anno e che reputa il paese il suo primo mercato europeo. «Cerchiamo giovani motivati e professionisti solidi – dice Paolo Bertoluzzo, ad di Vodafone Italia – continueremo a investire in Italia».
Più tarato sull'attualità politica l'intervento di Antonio D'Amato: «Così l'Italia non va da nessuna parte», ha commentato l'ex presidente di Confindustria che ha chiesto di recuperare «il senso dello stato e delle istituzioni e la dignità del ruolo».

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