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Economia Politica economica

Bankitalia: poche imprese hanno fiducia a investire

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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2010 alle ore 08:15.

L'incertezza sul futuro e le fragilità della ripresa rende molto prudenti le imprese al momento di definire i loro piani d'investimento. A rilevare questa nota dominante di cautela è un sondaggio congiunturale sulle imprese industriali e dei servizi, realizzato dalle filiali della Banca d'Italia fra il 19 settembre e il 20 ottobre scorsi su un campione di 4.145 imprese con almeno 20 addetti: oltre il 60 per cento degli operatori intervistati ritiene che nel complesso del 2010 la spesa per investimenti risulterà in linea con la flessione già programmata ad inizio d'anno.

Fra le altre aziende, osservano i ricercatori di via nazionale, sono più numerose quelle che hanno segnalato una spesa inferiore all'ammontare pianificato, in particolare le aziende con sede nel mezzogiorno e quelle con almeno 200 addetti. Quanto all'anno che verrà, sebbene circa il 21,8 per cento delle aziende preveda di aumentare gli investimenti nel 2011, una quota analoga dichiara di voler procedere a una diminuzione della spesa per investimenti.

L'indagine Banca d'Italia si occupa anche degli aspetti finanziari della vita delle imprese: sottolinea che poco più dei due terzi delle aziende intervistate ha segnalato che la propria domanda di credito è rimasta invariata negli ultimi sei mesi; inoltre, il 51,4% delle imprese si attende una sostanziale stabilità dell'indebitamento bancario, mentre la quota di aziende che ne prevede una crescita nel prossimo semestre è pari al 25 per cento e supera leggermente quella, pari al 23,6 per cento, di quante ne prevedono una contrazione.

Sembrano, in ogni caso, attenuarsi gli aspetti di stretta dell'offerta legati ai momenti più difficili della crisi: la quota di aziende che hanno segnalato un inasprimento delle condizioni di finanziamento nei sei mesi precedenti l'indagine è diminuita di quasi dieci punti, attestandosi al 23,6 per cento. Tra coloro che lamentano tuttora l'inasprimento, vengono lamentate peggiori condizioni di costo o garanzia (13,4 per cento) oppure tassi d'interesse più elevati su prestiti già concessi (9,25).

Segnali di ripresa economica, in ogni caso, sono visibili nelle risposte in relazione a fatturato e produzione: il 43,5 per cento delle aziende (contro il 15,1 per cento nella rilevazione del 2009) ha segnalato un aumento del proprio fatturato nei primi 9 mesi dell'anno in corso rispetto allo stesso periodo del 2009; anche se, si fa notare nell'indagine, l'incidenza delle aziende che prefigurano una sostanziale stabilità dei livelli produttivi è ancora piuttosto elevata e prossima al 30 per cento.

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Le cose sembrano andare meglio fra le imprese che esportano una quota significativa della propria produzione, in particolare verso le economie emergenti (Brasile Russia, India e Cina): nonostante l'apprezzamento dell'euro, annotano gli economisti Bankitalia, nel trimestre estivo il 77,7 per cento delle imprese ha giudicato sostanzialmente ininfluente l'andamento del tasso di cambio sulle proprie vendite. Quanto alle prospettive dell'occupazione, le imprese si aspettano un leggero calo del numero degli addetti nell'ultimo trimestre dell'anno, pari a circa mezzo punto percentuale. Nel complesso, il saldo fra i giudizi di aumento e riduzione del numero degli addetti nel corso del 2010 - spiega lo studio - è risultato negativo per 14,1 punti percentuali (in attenuazione, quindi, rispetto al -20,2 nell'autunno del 2009).

I risultati dell'indagine, sottolinea infine Bankitalia, «hanno confermato il sostegno fornito dagli incentivi fiscali all'acquisto di macchinari e attrezzature previsti dalla Tremonti-ter, scaduti alla fine di giugno: per il 12% degli operatori, di cui il 15,9% nell'industria, la spesa per investimenti nel 2010 sarebbe stata più bassa in assenza del provvedimento».

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