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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2010 alle ore 06:40.
GENOVA
Nel gennaio dell'anno scorso, uscivano dai cancelli le ultime lavatrici, epigoni di un marchio, un tempo prestigioso, dell'elettrodomestico "bianco" made in Italy. Fra qualche mese, nell'area della ex San Giorgio, travolta da una crisi senza ritorno, prenderanno forma dieci maxi-bobine magnetiche destinate a un reattore nucleare. L'Asg Superconductors del gruppo Malacalza ha scelto infatti La Spezia per dar corpo alla commessa, acquisita nel luglio scorso, per Iter, il reattore sperimentale per la produzione di energia da fusione nucleare, progettato a Cadarache, nella Francia meridionale. Nel capoluogo del levante ligure, i Malacalza investiranno 70 milioni per trasformare l'ex San Giorgio in una unità produttiva di Asg Superconductors e dar vita a nuova occupazione per un centinaio di addetti qualificati.
All'indomani dell'aggiudicazione dell'ordine, i vertici di Asg Superconductors si erano messi subito alla ricerca di un'area idonea alla realizzazione delle maxi-bobine magnetiche, ciascuna delle quali misura 15 per 10 metri e pesa oltre 100 tonnellate. L'attuale sito che ospita l'azienda dei Malacalza, ubicato nel ponente genovese, non consente infatti di far fronte alla fornitura per Iter in quanto il trasporto e la consegna delle maxi-bobine richiedono la disponibilità di un'area con sbocco a mare. Di qui l'impellente necessità di reperire un nuovo sito, prossimo alla costa, per non pregiudicare il rispetto del rigido ruolino di marcia imposto dal committente, l'agenzia europea Fusion for Energy, a una fornitura che per l'azienda guidata da Davide Malacalza, figlio del patron Vittorio, vale 120 milioni su un importo complessivo di 156 milioni.
Le possibilità di far attecchire la nuova unità operativa a Genova sono ben presto sfumate per la mancanza di siti disponibili in tempi utili. Appetibili, sulla carta, le aree ex siderurgiche di Cornigliano, liberate dal gruppo Ilva a seguito dello smantellamento dell'area a caldo, ma le lungaggini e le incertezze legate a un'assegnazione mediante asta pubblica hanno suggerito ai Malacalza di desistere. Alcune alternative a Cornigliano non sono risultate particolarmente convincenti. A questo punto, il gruppo genovese ha rivolto lo sguardo a levante imbattendosi in un identikit ideale di area, per superficie e vicinanza alle banchine, rappresentato dall'ex San Giorgio, dismessa ormai da un paio d'anni dopo il fallimento del tentativo di Paolo Nocivelli, esponente della famiglia bresciana già proprietaria del gruppo Ocean, di rilanciare la produzione di lavatrici.