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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2010 alle ore 06:40.
FIRENZE
L'economia che ruota intorno alla cultura come leva strategica per lo sviluppo. Dalla giornata conclusiva di Florens 2010, la settimana dei beni culturali e ambientali organizzata dalla Fondazione Florens, arriva un messaggio forte: arte e ambiente non sono centri di costo, ma rappresentano una potenzialità di crescita economica, in grado di esercitare un moltiplicatore di 2,5 volte sul Pil nazionale, con ricadute significative nel settore manifatturiero.
«Servono scelte di politica industriale che favoriscano gli investimenti in questa gold economy, così come a livello internazionale è stato fatto per la green economy», ha detto Giovanni Gentile, presidente della Fondazione Florens e di Confindustria Firenze, dando appuntamento all'edizione del 2012. «I beni culturali sono un vantaggio competitivo del nostro paese che ancora non sappiamo sfruttare», ha sottolineato Corrado Passera, consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, main sponsor e attraverso la controllata Banca Cr Firenze promotore di Florens 2010.
Per Passera «una lunga serie di governi di ogni colore ha tagliato i fondi in questo campo, non avando il coraggio e la saggezza di guardare in una prospettiva di lungo periodo. La verità - ha aggiunto - è che i beni culturali sono un motore di sviluppo e gli investimenti in questo settore mettono in moto lavoro, mestieri, tecnologia e indotto di saperi e competenze che l'Italia può giocarsi nel mondo». Un ruolo centrale, insomma, spetta alle imprese. A cominciare da quelle artigiane che, ha detto il presidente nazionale di Cna, Ivan Malavasi, «sono pronte a fare innovazione a investire in conoscenza». Con buone prospettive di ritorno. A livello internazionale infatti, come ha ricordato l'assessore alla cultura del comune di Firenze, Giuliano da Empoli, «c'è una grande domanda di qualità italiana, e la cultura è la ricerca di base del made in Italy».
Gentile ha presentato un'agenda di cose da fare (otto proposte in 13 aree d'intervento) e ha lanciato Firenze nel ruolo di capitale mondiale per la digitalizzazione dei beni culturali. La città dei Medici, inserita nel distretto tecnologico dei beni culturali appena costituito dalla Regione Toscana, punta insomma a costituire un polo internazionale di scienza e industria in questo campo. Una missione condivisa anche da Lorenzo Bini Smaghi, presidente della Fondazione Palazzo Strozzi, che venerdì ha presentato uno studio di bechmark su alcune città d'arte europee, realizzato da Boston consulting. «Per essere all'avanguardia nel mondo culturale, Firenze deve diventare più attraente anche per gli investimenti produttivi nei settori di punta», ha spiegato l'economista della Bce.