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Questo articolo è stato pubblicato il 27 novembre 2010 alle ore 06:40.
MILANO
La commissione europea è pronta a sostenere il gruppo di stati membri che vogliono attivare una "cooperazione rafforzata" per approvare il nuovo sistema del brevetto europeo, lasciando fuori i paesi come l'Italia e la Spagna che si oppongono al regime trilingue (inglese, francese e tedesco) proposto nel progetto. Lo ha ribadito Chantal Hughes, portavoce del commissario Ue per il Mercato unico, il francese Michel Barnier
Il trilinguismo è visto da Roma e Madrid non solo come una perdita di "status" per le altre lingue Ue, ma soprattutto penalizzante per le piccole imprese italiane e spagnole rispetto a quelle francesi e tedesche. Durante il Consiglio Ue della Competitività che si è svolto giovedì a Bruxelles, Germania, Estonia e (con qualche riserva) anche la Francia hanno appoggiato i cinque paesi che già avevano espresso l'intenzione di procedere con la cooperazione rafforzata (Gran Bretagna, Irlanda, Olanda, Slovenia e Svezia). Con l'Italia e la Spagna, che nel consiglio Competitività dell'11 novembre avevano posto il veto, resta solo Cipro, mentre sembra raffreddarsi l'opposizione degli altri due paesi finora contrari al trilinguismo, Polonia e Repubblica ceca.
E in Italia anche le piccole imprese prendono le distanze dalla posizione del governo. Assobiotec, l'associazione di Federchimica per lo sviluppo delle biotecnologie, chiede all'esecutivo di fare un passo indietro e accettare il male minore del trilinguismo perché la vera «discriminazione» sarebbe proprio una cooperazione rafforzata che escluda l'Italia. Alessandro Sidoli, presidente di Assobiotec, ritiene «comprensibile che ogni paese voglia difendere la propria lingua, ma - aggiunge - è innegabile che oggi l'inglese è la lingua del mondo della scienza. Adottarlo per il deposito del brevetto significa consentire un grande risparmio di costi, essenziale soprattutto per le piccole realtà industriali o accademiche. Se però a questo obiettivo non fosse possibile arrivare subito, sarebbe preferibile senz'altro avvicinarlo con una tappa intermedia, cioè con l'adozione delle tre lingue. La posizione presa dal governo purtroppo ci porterebbe a subire la cooperazione rafforzata che sarebbe un gravissimo danno per la nostra ricerca». Le imprese chiedono dunque al governo «uno sforzo per recuperare la situazione» ed evitare un sistema «dannoso per le tante pmi» attive nel biotech, «spina dorsale del settore».