Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 08 dicembre 2010 alle ore 06:40.
ROMA
Arriva una proroga di due mesi per l'attuale vertice dell'autorità per l'energia. Il Consiglio di Stato ha emesso ieri il parere, sollecitato dall'autorità stessa, che ammette la possibilità di procrastinare l'uscita del presidente Alessandro Ortis e del commissario Tullio Fanelli. Se, da una parte, la pronuncia dei magistrati amministrativi concede altro tempo all'esecutivo e all'opposizione per trovare una quadra sulle nomine in una fase politica a dir poco incandescente, è interessante notare come il parere fissi alcuni paletti a difesa dell'indipendenza dell'autorità stessa.
Una presa di posizione netta dei magistrati amministrativi contro la possibilità di proroga avrebbe forse costretto un governo, che da mesi latita rispetto ai propri doveri, a reagire. Ma l'aspetto curioso che emerge dalle posizioni assunte dall'authority per l'energia, dalla presidenza del consiglio e dal consiglio di stato sulla vicenda è che, al di là della previsione della legge sulle autorità (i componenti durano in carica sette anni e non possono essere confermati, ndr) la proroga era possibile. Il vero punto da chiarire sembrava piuttosto in virtù di quale norma concederla. I magistrati amministrativi hanno scelto una via mediana rispetto alla posizione delineata dalla presidenza del consiglio e alle proposte dell'authority. La presidenza aveva affermato due principi perigliosi: l'autorità per l'energia non deve essere considerata un «organo di nomina parlamentare» (dunque è assoggettabile al decreto del '94 che stabilisce per gli organi della Pa scaduti una proroga di 45 giorni ad eccezione degli organi di nomina parlamentare). Il secondo principio viene evocato in via indiretta, richiamando il decreto Bersani del 2004 laddove prevede un potere sostitutivo del governo qualora l'autorità sia inadempiente. Il Consiglio di stato ha respinto entrambi i principi. Per i magistrati la nomina dell'autorità è «un atto complesso», che nasce dall'incontro di due volontà egualmente determinanti, quella del governo e del parlamento. La necessità di un parere vincolante a maggioranza dei due terzi, poi, fa concludere ai magistrati che la volontà del parlamento deve essere inoltre «bipartisan». E ancora: l'intervento sostitutivo del governo non è applicabile nel caso di vacanza, perché la vacanza dipenderebbe «da un fatto imputabile all'esecutivo; e non sarebbe ragionevole attribuire una competenza sostitutiva proprio al soggetto responsabile della vacanza» si legge. Il parere del Consiglio di stato, comunque, non risolve il problema nomine. Secondo alcuni potrebbe esserci un tentativo di portare al consiglio dei ministri del 10 dicembre il medesimo pacchetto di nomi già designati, ma indicando come presidente Raffaele Squitieri (sostenuto da Gianni Letta), magistrato della Corte dei conti che si occupa, tra l'altro, del controllo della gestione dell'Eni, o in alternativa Guido Bortoni (sostenuto da Paolo Romani e da Giulio Tremonti) già designato come commissario. Lo scontro politico è forte e sembra molto improbabile una soluzione a breve. Anche il Pd, del resto, rimane spaccato sui commissari designati dall'opposizione, Alberto Biancardi e Valeria Termini.