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Economia Aziende

Marcegaglia ottimista sulla Fiat, oggi vede Marchionne a New York

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Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2010 alle ore 09:01.

NEW YORK. Una soluzione all'impasse tra Fiat e sindacati è possibile in molte forme: potrebbe essere trovata nella costituzione di una newco che assorbe una parte delle attività di Mirafiori e che dunque, essendo una entità nuova, potrebbe in prima battuta restare fuori da Federmeccanica e da Confindustria e negoziare un contratto a parte senza compromettere la presenza del gruppo Fiat in Confindustria.

Un'altra ipotesi potrebbe essere quella di trovare una soluzione diretta nell'ambito di Confindustria. È di questo che hanno parlato, ieri sera a New York, il presidente degli industriali italiani Emma Marcegaglia e l'amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne. L'incontro è avvenuto in tarda serata, dopo una cena offerta dal Consiglio per le relazioni fra Italia e Stati Uniti che ospiterà oggi un convegno al quale parteciperanno sia la Marcegaglia sia Marchionne nella sua veste di presidente italiano del Consiglio.

«Una delle soluzioni potrebbe essere anche in un contratto dell'auto che sta fuori per un po' dal sistema Confindustria, intanto che mettiamo a posto le cose, per poi rientrare. Questa è una delle opzioni» ha detto la Marcegaglia in un incontro di ieri con il Gei, il Gruppo esponenti italiani, che raccoglie imprenditori e rappresentanti di aziende italiane a New York. La presidente di Confindustria ha confermato quanto avevamo anticipato un paio di giorni fa, e cioè che le ragioni di Marchionne in un contesto competitivo globale sono del tutto legittime anche perché «si trova sotto pressione degli azionisti americani che sono poi il governo e gli stessi sindacati oltre alla Fiat i quali chiedono risultati...d'altra parte dovrò tenere anche conto degli interessi di tutte le altre aziende italiane...si tratta di vedere fino a dove potremo spingerci...».

La Marcegaglia ha sottolineato che «un accordo si puo' trovare anche velocemente e sono ottimista, non credo che Fiat intenda uscire da Confindustria» riferendosi appunto alle ipotesi di cui abbiamo notizia poco sopra. Ma ha anche voluto ricordare che «non si possono spaccare tutte le regole che abbiamo avuto finora, dobbiamo farle evolvere. Capiamo perfettamente le esigenze di Marchionne, ci mancherebbe altro, ci sono poi quelle di tante altre imprese e quindi, stasera o domani, ci confronteremo in modo molto costruttivo e positivo». La Marcegaglia ha aggiunto che è giusto aiutare Marchionne: «Stiamo dando il massimo supporto perché il suo lavoro sta portando la Fiat ad essere un competitor globale nel difficile mercato dell'auto».

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Tags Correlati: Confindustria | Emma Marcegaglia | Federmeccanica | Fiat | Gei | Imprese | Italia | Mario Gabelli | Sergio Marchionne | Stati Uniti d'America

 

In sostanza un'intesa all'interno del sistema Confindustria è possibile e l'opzione di arrivare a ciò che vuole Fiat nell'ambito delle regole attuali all'interno di Confindustria è certamente una delle più interessanti. Pur sempre capendo «fino a che punto ci si può sopingere...abbiamo iniziato dal 1999 a cambiare le relazioni industriali, ma certo non è possibile cambiare in un giorno 100 anni di storia».

In effetti Marchionne si trova sotto fortissime pressioni. E da questa parte dell'Atlantico neppure i sindacati statunitensi comprendono perché vi sia ostinazione soprattutto da parte della Fiom a difendere parametri, come quello della bocciatura della flessibilità degli straordinari che diventano chiave per la produttività complessiva e che non possono non essere contemplati all'epoca competitiva globale.

Proprio durante gli incontri di ieri al Gei, i commenti dei presenti e fra questi gestori importanti come Mario Gabelli hanno espresso stupore per il fatto che in Italia il dibattito sia ancora fermo a dettagli di scontro sindacale di un'altra epoca: «Oggi in America siamo in difficoltà – ha detto uno di loro al Sole 24 Ore – i lavoratori sono felici di poter fare straordinari, guadagnano di più, contribuiscono al benessere dell'azienda e se poi le cose migliorano ci saranno nuove assunzioni, altrimenti si difende il posto di lavoro». Per questo Marchionne ha anticipato che in mancanza di un accordo potrebbe anche portare in America una parte della produzione di Mirafiori.

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