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Economia Aziende

Scontro sul brevetto Ue

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Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2010 alle ore 06:40.


BRUXELLES
Salvo sorprese, oggi a Bruxelles l'Europa tirerà dritto sul mini-brevetto comunitario. Dietro le quinte però, dopo la lettera congiunta dell'altro ieri di Silvio Berlusconi e dello spagnolo Luis Zapatero e la loro richiesta di portare la questione al vertice Ue di settimana prossima, sono stati avviati contatti nella speranza di evitare una lacerazione politica dentro all'Unione, persino più grave, in questi tempi difficilissimi, di una rottura deliberata del mercato unico e relative distorsioni di concorrenza ai danni dei più deboli, le piccole e medie imprese.
Regista del tentativo di mediazione, si sussurra, il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy che di sicuro non brama mettere anche il brevetto, come chiedono Italia e Spagna, all'ordine del giorno del vertice del 16-17 perchè già si annuncia ad altissima tensione per la crisi dell'euro e le divergenze sui rimedi da prendere per recuperare al più presto la fiducia dei mercati. Meglio allora puntare a qualche forma di compromesso prima dell'appuntamento per eliminare almeno una patata bollente dal tavolo dei capi di Stato e di Governo Ue.
«Riteniamo il ricorso alla cooperazione rafforzata inaccettabile e divisivo oltre che incompatibile con principi e funzionamento del mercato interno. La cooperazione rafforzata è stata concepita per fare avanzare l'Europa, non per forzarne o aggirarne i normali meccanismi democratici» ha avvertito ieri Franco Frattini che quasi certamente lunedì a Bruxelles, alla riunione del Consiglio Esteri Ue, affronterà il problema con i colleghi.
L'Italia, ha continuato, ha sempre sostenuto necessità e vantaggi di un brevetto Ue per rafforzare le competitività delle imprese europee. Per questo ha collaborato con spirito costruttivo, dando piena disponibilità anche alla scelta linguistica più semplificata ed economica per tutti, per arrivare a una soluzione equilibrata sul regime delle traduzioni, che potesse essere approvato all'unanimità come prescritto dai Trattati. «Riteniamo quindi che, già dal Consiglio Competitività, debba essere fatto da tutti un ulteriore sforzo per raggiungere un compromesso a 27 su una questione di estrema importanza, sulla quale nell'interesse di tutti l'Europa non può nè deve dividersi».

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Tags Correlati: Bruxelles | Consiglio Competitività | Consiglio Europeo | Corte di Giustizia | Epo | Francia | Germania | Herman Van Rompuy | Italia | Luis Zapatero | Marchi e brevetti | Michel Barnier | Silvio Berlusconi | Stati Membri | Trattati | Unione Europea

 

Per ora di buono c'è che il commissario competente Michel Barnier oggi non presenterà, come richiede la procedura, una proposta formale per far entrare nel vivo la cooperazione rafforzata. I ministri della Competitività si limiteranno a constatare che ci sono le condizioni per farla scattare su richiesta ufficiale di 10 paesi +1. Cioè di Francia, Germania, Lussemburgo, Olanda, Svezia, Danimarca, Finlandia, Estonia, Lituania e Slovenia. E della Gran Bretagna che però, nella sua lettera individuale, si riserva di «uscire dal gruppo alla luce del parere della Corte di Giustizia Ue sul suo ruolo e giurisdizione».
Il parere dovrebbe arrivare entro due mesi. Sulla sua base si deciderà come arrivare a una giurisdizione unica tra il brevetto Ue e quello dell'Ufficio di Monaco, un negoziato lungo che si dovrà concludere con un accordo unanime a 27 da sottoporre poi alla ratifica dei 27 parlamenti Ue. Alla fine, dunque, basterà un solo no per bloccare tutto.
Di qui l'evidente incongruità di accelerare sul mini-brevetto trilingue, con inglese, francese e tedesco, inseguendo «il bullismo lotaringio di Barnier» come ieri qualcuno ha definito la manovra del commissario, che si presta a sostenere il nuovo colpo di mano franco-tedesco non importa se anti-europeo. Ci sarebbe una via d'uscita buona per tutti: la soluzione dell'inglese + 1, la lingua del depositante il brevetto, il compromesso belga che si potrebbe rimettere sul tavolo. Lo si farà? Solo se alla fine prevarranno Europa, buon senso e interesse generale.
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DOMANDE & RISPOSTE
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Che cos'è il brevetto Ue
Attualmente equivale all'insieme dei brevetti nazionali, corrispondente a tanti brevetti quanti sono gli Stati aderenti alla Convenzione sul brevetto europeo (Cbe). Consente di ottenere protezione, con un'unica procedura, in tutti i Paesi indicati nella domanda, tra quelli che hanno aderito alla Cbe.
Quali sono le procedure per richiederlo?
Allo stato attuale, il sistema brevettuale europeo, se si guarda agli Stati membri dell'Unione europea, risulta essere in larga parte la somma di 27 sistemi brevettuali nazionali, ognuno con le proprie regole, la propria lingua e, naturalmente, i propri costi. Il solo aspetto centralizzato riguarda la procedura di rilascio (granting procedure), condotta dall'ufficio europeo dei brevetti (Epo) sulla base delle regole stabilite nella European Patent Convention (Epc 2000).
Una volta rilasciato, un brevetto europeo deve essere convalidato in ogni stato membro dell'Epo nel quale è richiesta la protezione, il che implica il deposito di una traduzione e il pagamento delle tasse di convalida (validation fees), nonché di quelle annuali che servono per il mantenimento in vita del brevetto.
Perché il trilinguismo danneggia le imprese italiane?
Perché le traduzioni in italiano continuerebbero ad essere obbligatorie, e per di più i costi di tali traduzioni sarebbero interamente a carico delle imprese. Rispetto alla situazione attuale, la principale differenza consisterebbe nel fatto che le traduzioni, prodotte da un sistema automatizzato, non avrebbero valore legale, ma puramente informativo e bisognerebbe ricorrere alle traduzioni professionali.
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