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Questo articolo è stato pubblicato il 15 dicembre 2010 alle ore 06:40.
Tutto si può rubare. Anche le quote di emissione della CO2. Compare anche in Italia il fenomeno del "phishing" dei conti espressi non in euro bensì in tonnellate di anidride carbonica. Dopo le truffe carosello sull'Iva dei titoli di emissione, è l'ora del furto delle quote. Anche in Italia.
Il "phishing" è il tentativo di furto elettronico delle identità riservate (nome cliente e password) in modo da ripulirne il conto. È quel fenomeno che ognuno conosce per quelle email che sembrano spedite dalle banche e scritte spesso in un italiano affaticato. Un esempio copiato da una vera mail falsa: «È necessaria la verifica e l'aggiornamento dei dati relativi ai trasferimenti e/o pagamenti da Lei eseguiti in questi ultimi giorni, che non sono stati registrati dal nostro sistema. Per far si che, il problema venga risolto ed i dati». (La mail farlocca finisce proprio così, senza chiudere la frase). C'è un link al sito web che appare quello della banca. Ma non lo è. I più fiduciosi scrivono la password e i turlupinatori hanno a disposizione le chiavi del conto corrente.
Lo stesso accade con i conti di gestione delle quote europee di anidride carbonica. È successo in Germania e in Romania: ne sa qualcosa la multinazionale del cemento Holcim, che per via delle sue emissioni deve operare sul mercato europeo degli scambi di CO2 e cui sono stati involati diritti per un valore sui 23-25 milioni di euro. Parte del bottino ecologico era finito in Italia.
Si ripete anche in Italia. Ieri un'azienda milanese del mercato della CO2 ha ricevuto una lettera. Falsa. Ne riproduciamo qui a destra uno stralcio. La lettera, bella carta intestata, invita a inserire le credenziali del conto ambientale in un sito web molto serio e credibile.
Qualche dettaglio sul caso della Holcim in Romania: secondo l'agenzia specializzata Point Carbon, a fine novembre dal conto aperto dal gruppo cementiero nel registro romeno delle emissioni erano spariti 1,6 milioni di unità di anidride carbonica. La polizia di Bucarest ha aperto un'inchiesta. Un milione di tonnellate era stato trasferito in un conto ambientale nel Lichtenstein, e da lì (pare) a Praga, Parigi e Londra. Altre 600mila tonnellate sono state inseguite e rintracciate nel conto di una società italiana con account nei registri nazionali di emissione in Italia e Inghilterra.