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Economia Aziende

Maxi multa ai big della cosmesi

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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2010 alle ore 06:40.


MILANO
Maxi-multa dell'Antitrust per quindici aziende di cosmetica che si coordinavano sugli aumenti dei prezzi di listino di prodotti destinati alla grande distribuzione. La sanzione, di oltre 81 milioni di euro, riguarda L'Oréal Italia (alla quale è toccata la multa più alta di quasi 27 milioni), Unilever Italia Holdings (seconda con 18,8 milioni), Società Italo Britannica L.Manetti-H.Roberts & Co, Procter&Gamble, Sara Lee Household & Body Care Italy, Beiersdorf, Johnson & Johnson, Colgate-Palmolive, Reckitt-Benckiser Holdings (Italia), Glaxosmithkline Consumer Healthcare, Mirato, Paglieri Profumi, Ludovico Martelli, Weruska&Joel e Sunstar Suisse. È stata sanzionata anche Centromarca, che rappresenta l'industria di marca «che – si legge in una nota dell'Antitrust – assicurando costantemente un'organizzazione di supporto, logistica e informativa ai produttori di cosmetici, ha facilitato significativamente il coordinamento delle strategie commerciali tra questi». Il "cartello", durato almeno dal 2000 al 2007, è stato individuato grazie all'autodenuncia della multinazionale Henkel, che ha così beneficiato dell'esenzione della sanzione (per Colgate-Palmolive e Procter&Gamble la sanzione è stata ridotta, rispettivamente del 50% e del 40%, perché hanno aderito al programma di clemenza dopo l'autodenuncia di Henkel). «Si è realizzato – spiega l'autorità – attraverso un costante e pervasivo scambio di informazioni sulle principali variabili concorrenziali: dagli aumenti dei prezzi di listino dei prodotti per la cura personale (quali saponi, detergenti, profumi, creme, dentifrici) alle condizioni di negoziazione con gli operatori della distribuzione. Il risultato è stato un allineamento generalizzato e costante degli aumenti dei prezzi di listino comunicati agli operatori della gdo, normalmente superiore al tasso di inflazione annuale».
Un'intesa «particolarmente grave che riguardava tutti i consumatori italiani»: così il presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà, giudica il cartello tra le aziende di cosmetica. Riguardava infatti prodotti di larghissimo consumo «come il pane e la pasta – spiega Catricalà –: saponi, dentifrici, bagnoschiuma, sapone per la barba».

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Ma Centromarca contesta decisamente la fondatezza del provvedimento emanato dall'Autorità. E ribadisce che nell'ambito della propria attività non ha mai condotto né facilitato alcun comportamento restrittivo della concorrenza e annuncia di aver incaricato i suoi legali di presentare ricorso al Tar. «La variazione dei prezzi – si legge in una nota di Centromarca – è sempre stata al di sotto dell'inflazione e per quanto riguarda le industrie oggetto dell'indagine è stata inferiore a quella media dell'intero settore cosmetico. L'andamento dei prezzi dei prodotti cosmetici è sempre stato fortemente differenziato tra azienda e azienda. Inoltre il contestato scambio di informazioni sugli aumenti medi di listino non è in grado di determinare l'allineamento dei prezzi al consumo, perché la competizione tra produttori si gioca sul prezzo effettivo di cessione, che è molto diverso da quello di listino e straordinariamente divaricato tra azienda e azienda. Inoltre tale scambio riguarda dati irrilevanti sul piano concorrenziale, in quanto storici, aggregati, pubblici o provenienti in forma anonima da un elevato numero di imprese. Peraltro è impossibile prefigurare un'intesa fra tanti differenti soggetti – dalle grandi multinazionali alle pmi italiane – estesa a tanto numerose categorie di prodotto e così prolungata».
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