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Economia Lavoro

Ma il futuro esige «altro»

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Questo articolo è stato pubblicato il 24 dicembre 2010 alle ore 07:26.

«Persone diverse per situazioni diverse. Non c'è più l'Avvocato. Non c'è più il dottor Romiti. Ci sarà ancora Mirafiori. Non conosco Marchionne. Lo conoscerei volentieri, come farei con ogni passante che incontro per strada». Il giorno della chiusura dell'accordo su Mirafiori Suor Giuliana Galli mescola un linguaggio religioso evocativo e il lessico veloce da donna manager. Per tutti è Suor Giuliana del Cottolengo. Da poco è vicepresidente della Compagnia di Sanpaolo, primo azionista di Intesa.

L'investimento a Mirafiori, per ora, è salvo. Questo è un punto fermo. Quanto è cambiata l'anima di Torino?
Torino è cambiata tantissimo. Un mio amico, un quadro Fiat, mi raccontava l'altro giorno che, trent'anni fa, per entrare a Mirafiori doveva sgomitare ogni mattina. Ora, mi diceva, tu entri in quella gigantesca fabbrica e ti sembra che non ci sia nessuno.

Gli spazi vuoti, in effetti, sono impressionanti. Per fortuna, però, se l'investimento si farà, continueranno a lavorarci in 14mila persone.
Sì, anche se bisogna affrontare la realtà. Il futuro è già adesso. Durante il nostro colloquio il mondo è cambiato. Tutto va velocissimo. Dobbiamo accettare che questa città non sia più quella in cui tutto, dalle scuole ai pellegrinaggi a Lourdes, veniva organizzato dalla Fiat.

Che futuro si immagina per la sua città?
Io penso spesso a Torino come ad una start-up. O, meglio, mi chiedo quali possano essere le start-up, economiche e sociali, in grado di costruire un futuro che, naturalmente, sarà sempre meno vincolato a questa grande fabbrica che ci ha dato ricchezza, cultura e identità. Intendiamoci: la Fiat è e resterà fondamentale, la nostra identità è radicata in essa e senza rischieremmo di non sapere bene chi siamo e dove andiamo. Ma dobbiamo anche pensare ad altro.

Che cosa c'è in più rispetto a Mirafiori?
Torino ha una grande ricchezza: gli stranieri che sono venuti qui. Vogliamo che continuino soltanto a fare le badanti? Oppure preferiamo pensare che possano costituire sale nuovo per la nostra economia e la nostra società? Sa quanti punti di Pil dipendono oggi da loro?

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Tags Correlati: Fiat | Giuliana Galli | Intesa | Mirafiori | Partecipazioni societarie | Torino

 

San Salvario, il quartiere degli immigrati, è però pieno di contraddizioni.
Sì, ma anche di potenzialità. Sono appena tornata dal Senegal dove, con le fondazioni Compagnia di Sanpaolo, Mps, Cariparma e Crt, abbiamo creato un ponte fra le comunità rimaste là e e le comunità sorte a Torino. Ponti culturali, ma anche economici. Pensiamoci. Anche questo è futuro. (P.Br.)

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