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Questo articolo è stato pubblicato il 24 dicembre 2010 alle ore 07:26.
L'intesa con la Fiat viene accolta con soddisfazione dai sindacati dei metalmeccanici che sottolineano di «aver creato le premesse per il rilancio di Mirafiori», con l'annunciato sblocco di un miliardo di investimenti. Fa eccezione la Fiom che boccia l'accordo, soprattutto sul capitolo della rappresentanza – si prevede il ritorno alle Rsa, con l'esclusione dalla fabbrica delle sigle non firmatarie – e propone uno sciopero generale alla Cgil, che si dice «possibilista».
Ad un mese dall'avvio delle trattative Fim, Uilm, Fismic e Ugl possono tirare un sospiro di sollievo, visto che la rottura del tavolo del 3 dicembre con Fiat sembrava aver compromesso l'investimento, tanto da spingere i numeri uno di Cisl e Uil ad un pressing sul Lingotto (e sulle categorie) per la rapida chiusura della vertenza. La parola passa ai lavoratori che al rientro in fabbrica a metà gennaio (probabilmente dal 10 al 15) diranno la loro con un referendum. Per il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, si conferma «la volontà di Fiat Chrysler di realizzare un importante investimento» e «la volontà dei sindacati riformisti di accompagnare quest'intesa con la piena utilizzazione degli impianti e una migliore remunerazione del lavoro». Sacconi evidenzia che «per la prima volta firmatari e non firmatari di un contratto non saranno sullo stesso piano rispetto alla controparte aziendale», perché «la firma ha un valore». L'intesa è «un tassello importante per la crescita del sistema industriale italiano» secondo il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, «è importante mettersi al lavoro superando le tensioni che hanno caratterizzato la trattativa».
L'intesa separata ha l'effetto di ricompattare Cgil e Fiom che accusano: «sono stati cancellati 20 anni di relazioni industriali» con la scelta di non applicare l'accordo del 1993 sulle Rsu. Il leader delle tute blu Cgil, Maurizio Landini, definisce «vergognosa e indifendibile» l'intesa, rilancia la proposta di indire uno sciopero generale in difesa dei contratti collettivi, perchè la mobilitazione contro le deroghe non può essere lasciata ai soli dipendenti della Fiat, trattandosi di una questione che riguarda tutti i lavoratori. Non esclude che «lo sciopero generale sia una tappa da mettere in campo, dopo le mobilitazioni territoriali di inizio anno» il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere, che sottolinea come per Mirafiori si sia scelta «una soluzione conflittuale escludendo il sindacato più rappresentativo del comparto». Quanto al referendum, per Scudiere «il pronunciamento democratico è messo a dura prova dalla minaccia di Marchionne di abbandonare l'Italia in caso di vittoria dei no».