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Questo articolo è stato pubblicato il 29 dicembre 2010 alle ore 08:14.
A parole sono tutti d'accordo sulla definizione delle nuove regole sulla rappresentanza sindacale. Ma i principi del nuovo quadro regolatorio individuati due anni e mezzo fa da Cgil, Cisl e Uil in un documento unitario sono rimasti finora solo sulla carta. Sono tornati sotto i riflettori dopo che l'a.d. della Fiat ha evidenziato due forti limiti del nostro sistema di relazioni industriali che scoraggiano nuovi investimenti: la pluralità di interlocutori dovuta alla frammentazione sindacale e il mancato rispetto delle intese pattuite. Proprio questi due limiti sono alla base dell'uscita decisa da Sergio Marchionne dall'attuale sistema di relazioni industriali per le newco di Pomigliano e Mirafiori.
Il documento unitario su rappresentanza e democrazia sindacale di maggio del 2008, frutto di una mediazione tra due diverse concezioni, quella della Cgil (referendum tra tutti i lavoratori) e quella della Cisl (consultazione tra gli iscritti), è stato osteggiato dalla Fiom – favorevole alla via legislativa, ha presentato una proposta di iniziativa popolare recepita dall'Idv con un Ddl specifico – e dalle componenti della sinistra radicale interne alla Cgil. Il documento all'origine rappresentava due capitoli all'interno della proposta unitaria sulla riforma della contrattazione, che poi è stata firmata da Cisl e Uil, ma non dalla Cgil. La spaccatura sul nuovo modello contrattuale e il pessimo clima tra le confederazioni, hanno mandato in soffitta il documento unitario. Dal quale intendono ripartire i leader della Cisl e della Cgil che ha annunciato che presenterà una proposta agli altri sindacati.
Nel merito il documento prevede che la riforma sulla rappresentanza venga attuata «per via pattizia attraverso un accordo generale quadro». Per la misurazione della rappresentatività il modello di riferimento nel privato è il sistema adottato nel pubblico impiego con qualche correzione; si basa sugli iscritti (i dati associativi rilevati dall'Inps) e i voti nelle Rsu. Dovranno essere avallati dal Cnel che diventa l'istituzione certificatrice di ultima istanza della rappresentatività dei sindacati. L'obiettivo è quello di avere sui tavoli negoziali organizzazioni effettivamente rappresentative.