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Economia Aziende

Un protocollo imprese-polizia per la legalità

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Questo articolo è stato pubblicato il 05 gennaio 2011 alle ore 06:39.


PALERMO
Una casa comune per uomini della polizia e imprenditori siciliani. È questa la definizione che si può dare dei nuovi locali destinati agli uomini della Squadra mobile della questura di Palermo e alle riunioni del Servizio centrale operativo all'interno della Chiesa di Sant'Elisabetta, struttura adiacente alla questura che sarà restaurata grazie al contributo di 350mila euro fornito da Confindustria Sicilia. Ed è questo solo uno degli aspetti del protocollo firmato ieri dal questore di Palermo Nicola Zito e dal presidente degli industriali siciliani Ivan Lo Bello mentre era assente per motivi di forza maggiore (è a letto con l'influenza) Antonello Montante, delegato alla legalità dal presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, l'imprenditore che al documento ha lavorato intensamente negli ultimi mesi. «Si tratta – spiega Montante – di un modo concreto di stare al fianco dello stato e delle forze dell'ordine. È la prima volta in Italia che gli imprenditori intervengono finanziariamente per questo tipo di infrastruttura e credo che non sarà l'ultima: Palermo e la Sicilia si propongono come modello che potrà essere imitato da altre associazioni territoriali soprattutto lì dove è più necessario dare un segnale».
Nella nuova sede ci sarà anche un'area dedicata agli imprenditori che vogliono denunciare e la questura si è impegnata a realizzare una serie di incontri con le categorie produttive sul contrasto al fenomeno del racket per fornire informazioni sulle norme e sulle opportunità per chi denuncia. «Questo protocollo è importante per tanti motivi - spiega Lo Bello -. Ci sono tanti imprenditori che hanno denunciato e che spingono gli altri a denunciare le estorsioni mafiose grazie alla forte azione di contrasto messa in campo dalle forze dell'ordine. Questa è la cornice essenziale di una collaborazione avviata da tempo e che oggi aggiunge un ulteriore tassello nel segno della legalità».
Il completamento della struttura, in cui confluiranno gli uffici della Mobile, ha un valore soprattutto simbolico della forte intesa che esiste tra industriali e polizia. «È un percorso virtuoso che ci permette di fare passi da gigante, come dimostra l'operazione Addiopizzo 5 (con la quale è stata smantellata la cosca di San Lorenzo-Tommaso Natale Ndr), nel contrasto alla mafia – dice il questore, Nicola Zito -. Abbiamo creato un sistema che crea fiducia nelle persone e ci permette di dare una sferzata all'organizzazione criminale. Non siamo più alle semplici dichiarazioni d'intenti, ma siamo giunti ad una collaborazione fattiva». Lo Bello ha fatto anche il punto con i giornalisti sull'applicazione delle norme del codice etico di cui Confindustria Sicilia è stata apripista e che è ormai patrimonio comune degli imprenditori. «Finora – ha detto il presidente degli industriali siciliani – sono oltre trenta gli imprenditori che sono stati espulsi da Confindustria in Sicilia per non aver rispettato il codice etico che prevede la denuncia dell'industriale nel caso in cui abbia avuto richieste estorsive. Nel capoluogo siciliano sono stati sei tra espulsi e accompagnati nel percorso di denuncia. L'espulsione è inderogabile per l'imprenditore colluso, mentre cerchiamo di accompagnare nel percorso di denuncia chi paga il pizzo». Ai dati forniti da Lo Bello vanno aggiunte almeno altre 30 imprese che pur di non accettare le previsioni del codice etico hanno rassegnato le dimissioni dall'associazione. E va registrata una curiosità: nonostante l'allontanamento di queste imprese in alcune territoriali (vedi Catania) il numero delle aziende associate è aumentato. «Noi – ha detto ancora Lo Bello – ci muoviamo quando raggiungiamo la certezza che quell'impresa è coinvolta nel pagamento del pizzo o nell'organizzazione criminale». Sul fronte delle denunce, a Palermo si è raggiunta quota trenta. «In Sicilia - ha concluso Lo Bello - siamo già a 150 imprese che hanno denunciato. Il nostro obiettivo è buttare fuori gli imprenditori collusi, ma contemporaneamente di convincere l'imprenditore che ha pagato a denunciare».

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Tags Correlati: Antonello Montante | Confindustria | Emma Marcegaglia | Italia | Ivan Lo Bello | Nicola Zito | Servizio Centrale Operativo

 

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