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Questo articolo è stato pubblicato il 11 gennaio 2011 alle ore 07:43.
Giornata tesa e plumbea, ieri a Torino. Alla scritta minacciosa con stella a cinque punte (peraltro non iscritta in un cerchio come quella delle Br) apparsa nella notte di domenica contro Sergio Marchione, in città se ne sono aggiunte altre per i sindacati favorevoli all'accordo su Mirafiori. «Se Cisl ricatta... attacchiamo»: spray nero sul portone della sede regionale in via sant'Anselmo. Anche la Uil è nel mirino: «Unione italiana lacché, servi dei padroni, Marchionne infame» è il florilegio apparso vicino alla Uilp di via Santa Chiara; poco lontano, a Porta Palazzo, sulle targhe Uil-Fpl, la frase «Tirapiedi di Marchionne».
Unanime lo sdegno di società civile, forze politiche e sindacali, Cgil compresa: «Solo il confronto democratico è garanzia per i lavoratori». È preoccupato il sindaco Sergio Chiamparino: «Un ulteriore segnale d'allarme che non va sottovalutato». Secondo il primo cittadino «già altre volte da forme di antagonismo estremo sono nati episodi di violenza e il terrorismo stesso è nato come prolungamento di comportamenti antagonisti estremi». Per questo Chiamparino ha rivolto un appello «a tutti coloro che hanno responsabilità politiche e pubbliche» perché si adoperino «con ogni sforzo possibile per isolare coloro che evocano o praticano la violenza come forma di iniziativa politica».
Nuove Brigate Rosse? Movimenti eversivi? Dalla Questura di Torino non escludono alcuna pista, ma invitano a non cedere all'emotività e a congetture eccessive: «Conosciamo molto bene le criticità di Torino e le sue diverse anime, anche quella antagonista – spiega un dirigente Digos –; siamo impegnati nelle indagini e nella prevenzione. Faremo di tutto perché i giorni del referendum si svolgano senza problemi». Gli investigatori, in buona sostanza, pur non avendo segnali di ritorno agli anni 70, ipotizzano che qualcuno possa inventarsi qualche gesto dimostrativo approfittando della ghiotta occasione.
Dal Salone dell'auto di Detroit Sergio Marchionne ha voluto commentatare l'accaduto: «Quelle scritte sono fuori posto – ha dichiarato l'a.d. Fiat –. Non per il mio coinvolgimento personale, ma perché riflettono una mancanza di civiltà che non è opportuna per l'Italia e per nessun altro Paese. Siamo fiduciosi: prevalga l'aspetto razionale e l'ideologia politica resti fuori dalla fabbrica».