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Economia Aziende

I gioielli del mare fatti in riva al lago

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Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2011 alle ore 08:15.


GENOVA
Dalla "plancia", cioè lo storico ufficio di Carlo Riva, affacciato sul lago d'Iseo e costruito con la forma del ponte di comando di una nave, si vedono solo scorci del grande cantiere di Sarnico, alle spalle: la fabbrica nella quale vengono costruiti i motoscafi più famosi del mondo. La plancia, del resto, è stata ideata soprattutto per scrutare l'acqua del Sebino, dove si svolgevano i collaudi delle barche. Quella su cui sfrecciano oggi i nuovi modelli, come gli Aquariva firmati da Gucci e da Marc Newson o i Rivarama e i 63 Vertigo, e dove un tempo navigavano veloci gli Aquarama, gli Ariston, i Super Florida, i Saint Tropez. Gli uni e gli altri costruiti con la stessa maniacale attenzione ai particolari, passata come un'eredità, pesante ma preziosa, da Carlo Riva (oggi ottantanovenne) a Norberto Ferretti che, col suo gruppo, ha rilevato l'azienda di Sarnico nel 2000, da una proprietà inglese che l'aveva affossata.
Oggi Riva continua a piacere ai vip di tutto il mondo: la società esporta oltre il 60% delle proprie imbarcazioni all'estero, principalmente in Usa, Turchia, Egitto e Francia/Montecarlo. Si prepara, inoltre, a lanciare, spiega Ferretti, tre nuovi modelli: un motoscafo sotto i 33 piedi (10 metri) e, prendendo come riferimento l'ultima nata delle barche di Riva, cioè l'86 piedi (26 metri), un'imbarcazione un po' più piccola e un'altra più grande. Natale Marini, 72 anni, a lungo collaudatore e pilota di motoscafi Riva (anche in diversi film) è la memoria storica del gruppo; vinse, tra l'altro, nel '64, la gara nautica Losanna-Evian, alla guida del Riva Super Ariston di Gunter Sachs, battendo il potente motoscafo americano di William Holden. Marini collaudò e consegnò i motoscafi dei più importanti nomi del jet-set di allora; personaggi come Brigitte Bardot, l'Aga Khan, Re Hussein di Giordania, Elizabeth Taylor e Richard Burton, Sophia Loren, Sean Connery e lo Scià di Persia. È il pilota di fiducia dell'Aquarama di Carlo Riva e anche di Ferretti, che non di rado affida a lui il suo Aquariva. Marini rammenta con chiarezza la cura con cui le maestranze d'allora verificavano che le viti fossero posizionate tutte nella medesima direzione, un particolare su cui Carlo Riva non transigeva. Erano tempi, quelli, in cui gli scafi, lunghi al massimo 15 metri, erano tutti in legno (il primo Riva in vetroresina risale al 1969); ma ancora adesso gli operai dell'azienda non sgarrano sulla posizione delle viti e su un altro punto di forza della produzione di Riva: la verniciatura. Oggi sul lago d'Iseo vengono costruiti i Riva da 33 piedi (10 metri) a 63 (19 metri), mentre nel cantiere della Spezia quelli da 68 piedi (21 metri) a 115 (35 metri).

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Tags Correlati: Aquariva | Carlo Riva | Elizabeth Taylor | Francia | Gucci | Hussein di Giordania | Imprese | Norberto Ferretti | Richard Burton | Sarnico | Sean Connery | Sophia Loren | Spezia | Stati Uniti d'America

 

«Gli attuali modelli da 33 a 44 piedi - spiega Norberto Ferretti - pur con lo scafo in vetroresina, hanno ancora molti componenti in legno. È il caso dell'Aquariva che ha, appunto, la coperta in legno verniciato a coppàle». A Sarnico, nel cantiere fondato nel 1842, sono 15, su 100 addetti circa, gli operai che si occupano della verniciatura. Un lavoro impegnativo, perché eseguito con una tecnica unica. Il legno viene scelto e immagazzinato due anni prima della lavorazione, poi eseguita con frese a cinque assi. Quindi si passa al ciclo di verniciatura, che prevede 10 strati applicati a mano, col pennello; poi un mese di stop; altri cinque strati di vernice con pistola a spruzzo; un nuovo stop di quattro settimane e, infine, altri cinque strati di vernice antigraffio a spruzzo. Un processo produttivo che contribuisce a rendere il brand un'eccellenza del made in Italy.
«Riva - dice Ferretti - è un nome blasonato per il quale non si può fare un discorso di puro business: occorre metterci il cuore dentro. Già dagli anni '50, questi motoscafi erano concepiti per essere il massimo dei massimi; e quel costavano non aveva importanza. Un concetto che vale ancora oggi». Questa unicità si riflette nella passione per il lavoro dimostrata dagli operai che sono in cantiere, alcuni dei quali figli di vecchie maestranze della Riva. «Una passione - afferma Ferretti - pari a quella di chi lavora per la Ferrari o per la Rolls Royce».
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