Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2011 alle ore 08:08.
Sull'efficacia e la validità della clausola di tregua – cioè l'impegno a non scioperare contro un accordo, finché è in vigore – c'è una lacuna nel nostro ordinamento che va colmata. Ne è convinto il giuslavorista e senatore del Pd, Pietro Ichino, che commenta le dichiarazioni della leader della Cgil. Susanna Camusso ha ventilato un ricorso ai giudici, per portare fino alla Corte Costituzionale le limitazioni al diritto di scioperare contenute nell'accordo di Mirafiori sottoscritto lo scorso 23 dicembre. «L'intesa contiene la cosiddetta clausola di responsabilità che non fa altro che esplicitare un principio ovvio, quello per cui il contratto va rispettato – afferma Ichino–.
Resta tuttavia aperta la questione se la clausola di tregua, cioè l'impegno a non proclamare scioperi contro il contratto, vincoli soltanto il sindacato che l'ha stipulato o anche i singoli lavoratori». Questa è «una materia su cui c'è una lacuna nel nostro ordinamento che richiede di essere colmata», continua Ichino. Che aggiunge: «Il nodo non può essere sciolto ovviamente da un accordo aziendale, in quasi tutti gli ordinamenti dei paesi occidentali industrializzati la clausola di tregua vincola anche il singolo lavoratore, ma da noi la questione è ancora oggetto di divergenze dottrinali». L'ultima sentenza su questo tema risale al 1989: «Sono passati 21 anni dall'ultimo pronunciamento da parte di un giudice ordinario – conclude Ichino – serve un accordo interconfederale firmato da tutti, o in alternativa la lacuna va colmata dalla legge». (G. Pog.)