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Economia Lavoro

Quel sì a man bassa tra i «pipistrelli»

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Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2011 alle ore 08:07.

Franco è un «pipistrello», da anni ha fatto una scelta di vita: solo turni di notte, orologio biologico sbalestrato, vita familiare difficile, «ma è sempre meglio che cambiare orario ogni settimana, il fisico fa fatica ad adattarsi». Il notturno fisso fa guadagnare di più, fino a 300 euro al mese, lavorare quando gli altri riposano o sono in festività porta indennità aggiuntive.
Franco lavora duro, non ha tempo per gli amici, non perde tempo con il sindacato: la sindacalizzazione tra i «pipistrelli» è bassa. Il fronte del no li detesta di tutto cuore. Lui contraccambia: «Ognuno deve essere libero di fare le sue scelte senza correre dietro a una sigla o l'altra».

Franco ha votato sì, la maggioranza dei «pipistrelli» anche. Maggioranza forte, il 70% di sì, apriti cielo.

Le analisi dell'estrema sinistra sul referendum li hanno citati tra le cause della sconfitta: «La Fiat ha dovuto cammellare alle urne le sue truppe scelte – capi, capetti e quadri – yesmen usi a obbedir tacendo che hanno fatto la differenza, insieme ad altri ascari in tuta operaia: i "pipistrelli" della notte, ruffiani della gerarchia ripagati con la regalia del turno notturno che porta trenta denari in più».

Ruffiani, ascari, il linguaggio operaista di Mirafiori è colorito, i 40 impiegati dell'ufficio del personale – anche tra di loro un plebiscito per il sì – sono chiamati «vaselina».

La solidarietà di classe si infrange davanti al voto, il 70% dei sì reclama insulti: «I pipistrelli sono i più penalizzati – scrivono i siti operaisti – ma si sentono i più fortunati perché guadagnano 2-300 euro più degli altri. Sono ruffiani, e i capi concedono loro i di sputare sangue alla catena di montaggio».

Franco non tiene conto di questa dialettica, al momento del voto ha pensato alla famiglia, «voglio mettere qualcosa da parte perché i miei figli devono fare un'altra vita, i giovani non ne vogliono più sapere di fare certi sacrifici al giorno d'oggi».

Avete parlato tra voi dell'accordo e come votare? «Non più di tanto, ognuno ha fatto i suoi conti, io ho visto che mi conveniva, non ho avuto dubbi».

I sindacati li avete sentiti? «Poco, da noi non hanno mai attecchito, non corre buon sangue». Giorgio Airaudo, responsabile Fiom del settore auto, ha individuato le prime "crepe": «Marchionne ha imposto l'intesa con un ricatto, ma il no ha avuto un 30% tra i «pipistrelli», dove la Fiom non ha neanche un delegato».

Cosa succederà adesso? «Non lo so. Niente mi pare. Chi lavora continuerà a lavorare, con gli straordinari arriveranno un po' di altri soldini che fanno sempre comodo. Chi invece fa il furbo, e ce ne sono, dovrà inventarsi qualche altra scappatoia per farla franca. Ma non penso che Marchionne riuscirà a far lavorare chi non l'ha mai fatto».

Tags Correlati: Attività sindacale | Fiat | Giorgio Airaudo |

 

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