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Economia Lavoro

Melfi e Cassino in attesa per la svolta annunciata

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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2011 alle ore 08:12.

Negli stabilimenti della Fiat di Melfi e Cassino crescono l'attesa e il dibattito in vista dell'estensione – annunciata dall'ad Sergio Marchionne – dell'accordo siglato a Pomigliano e votato a Mirafiori. Alla Sata di Melfi (5.700 addetti) il segretario della Fiom Basilicata, Emanuele De Nicola critica l'ad del Lingotto: «L'organizzazione del lavoro si discute con i sindacati, puntando sugli investimenti e sui prodotti». De Nicola ricorda il blocco della fabbrica per tre settimane nel 2004. «Abbiamo reso la Sata uno degli stabilimenti più produttivi – afferma –, garantendo i diritti dei lavoratori. Alcuni mesi fa abbiamo tagliato il traguardo di 5milioni di auto prodotte».

Per Vincenzo Tortorelli, segretario provinciale della Uilm, «gli operai non hanno nulla da temere». Tortorelli considera prioritario il confronto sui nuovi investimenti per il secondo modello di auto da produrre e l'avvio delle attività di ricerca del Campus tecnologico, previsto a fianco dello stabilimento. «Le relazioni industriali si fanno con i sindacati non sui giornali» sottolinea Antonio Zenga, segretario della Fim-Cisl Basilicata. «È doveroso riflettere sul ruolo della Sata – aggiunge –, che per produttività e organizzazione si sta imponendo come modello industriale nel gruppo».

Melfi produce circa 1.400 Grande Punto al giorno, con 15 turni settimanali, dal lunedì al venerdì, due pause da venti minuti ciascuna e un'ulteriore possibilità di fermarsi prima di terminare il turno. Gerardo Evangelista è stato uno dei primi cento operai assunti nel 1993, a trent'anni. «Serve chiarezza da sindacati e azienda – afferma –. I lavoratori sono disponibili ad accettare nuove sfide».

Come Melfi, anche Cassino attende le ricadute del voto di Pomigliano e Mirafiori.
«A Cassino siamo riconosciuti come lo stabilimento Fiat migliore in Italia per le relazioni sindacali. Credo che alla fine il consenso dei lavoratori ci sarà». A parlare è Vincenzo Focarelli, operaio della catena di montaggio, rsu dell'impianto in provincia di Frosinone e rappresentante della Uilm, storicamente la sigla più forte di Cassino. «Da quasi un anno – continua – applichiamo il metodo di organizzazione del lavoro "Ergo-Uas", che altrove è stato introdotto tra le polemiche e in seguito ai diversi accordi». Non ci sono state, invece, ancora modifiche sulle pause. «Non penso saranno un problema – dice il segretario provinciale della Uilm di Frosinone, Francesco Giangrande –. Contano l'occupazione e gli investimenti sul territorio».

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Tags Correlati: Antonio Zenga | Cisl | Fiat | Francesco Esposito | Gerardo Evangelista | Imprese | Italia | Mario Spigola | Mirafiori | Pomigliano | Pompeo Rasi | Rappresentanza sindacale unitaria | Sata | Sergio Marchionne | Uilm | Vincenzo Focarelli

 

Pensieri condivisi da Fim Cisl, come conferma Francesco Esposito, rsu e lavoratore della catena di montaggio: «Prima o poi bisogna innovare gli accordi. Certo, non bisogna mettere in discussione i diritti, ma non possiamo nemmeno sottovalutare gli investimenti». Nello stabilimento lavorano oltre 4mila tute blu, gli operai dell'indotto sono 7mila in 150 Pmi. «Dobbiamo valutare la questione – dice il segretario provinciale Fim Cisl, Mario Spigola –, ma l'estensione a Cassino mi sembra ineludibile».

Fuori dal coro la voce Fiom. «Quello di Pomigliano – spiega il segretario provinciale, Arcangelo Compagnoni – è un modello che Fiat vuole estendere a tutti. Ci opporremo a partire dal 28 gennaio», data dello sciopero generale dei metalmeccanici. «Cassino è una delle fabbriche più produttive – ricorda Pompeo Rasi, rsu e addetto al montaggio – e merita da parte della Fiat una vera trattativa».

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