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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2011 alle ore 07:59.
Il "ciclone" Marchionne ha modificato l'agenda sindacale: in cima c'è il nodo della rappresentanza, insieme al contratto dell'auto, da sciogliere in tempi brevi per far rientrare le "anomalie" di Pomigliano e Mirafiori. Mentre la proposta di Federmeccanica – consentire contratti aziendali sostitutivi di quelli nazionali – potrà essere oggetto del confronto sul modello contrattuale in vigore dal 22 gennaio del 2009, che ha carattere sperimentale e prevede una verifica prima della scadenza quadriennale.
Le tre partite aperte sono strettamente connesse. L'ultima in ordine temporale è la proposta votata mercoledì dal direttivo di Federmeccanica, bocciata da tutte le sigle, anche dalla Cisl che è l'organizzazione più dialogante e favorevole al pontenziamento della contrattazione di secondo livello. Il segretario generale aggiunto, Giorgio Santini, tende a ridimensionare gli effetti pratici della decisione: «Nella proposta l'eccezione conferma la regola – commenta – perchè si consentirebbe ad altre imprese di seguire l'esempio della Fiat, ma siamo convinti che non ci siano altri gruppi di pari dimensioni che lo faranno. Non ci attendiamo una fuga di massa dal modello contrattuale».
Il sistema del 2009 (non firmato dalla Cgil) basato su due livelli contrattuali, rende possibili le deroghe aziendali, con l'unico vincolo che vi sia un'autorizzazione in ambito nazionale di chi ha firmato il contratto, affinchè non si crei dumping contrattuale. Questo schema, peraltro, è stato condiviso dai chimici della Cgil, anche se Corso d'Italia è da sempre contraria alle deroghe. Ma la proposta di Federmeccanica rappresenta un passo ulteriore rispetto alle deroghe, consentendo in casi specifici di rendere il contratto aziendale alternativo a quello nazionale, per rispondere alle esigenze di maggiore flessibilità. «Ne potremo discutere nell'ambito della verifica del modello contrattuale prevista nel 2012 – continua Santini –. Vanno salvaguardati i due livelli, rafforzando la contrattazione aziendale che non deve diventare sostitutiva rispetto al contratto nazionale che potrà diventare più leggero». La verifica potrebbe "sanare" anche la rottura con la Cgil, unica organizzazione che non ha firmato l'accordo di palazzo Chigi del 2009. Quell'accordo, secondo la leader Susanna Camusso, rappresenta un "vulnus" con effetti anche sulla vicenda Fiat: «Mi permetto di dire a Confindustria che bisognava pensarci prima – ha detto – che dividersi sulle regole avrebbe causato una progressiva deriva della rappresentanza. Se non ci si riconosce reciprocamente è difficile ottenere l'esigibilità degli accordi e trovare punti di mediazione».