Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2011 alle ore 18:39.
NEW HAVEN – Siamo nel bel mezzo di un boom relativo all’economia divulgativa: libri, articoli, blog, dibattiti pubblici, tutti molto seguiti dalla gente comune.
Recentemente ho partecipato a una tavola rotonda su tale fenomeno, che si è svolta a Denver al meeting annuale dell’American Economic Association. Dalla discussione è emerso un apparente paradosso: il boom dell’economia divulgativa arriva in un momento in cui la gente sembra aver perso fiducia negli economisti, dal momento che la maggior parte di essi non è stata in grado di predire l’attuale crisi economica, la più grande dalla Grande Depressione, né tanto meno di metterci in guardia da essa.
Allora, perché la gente acquista sempre più libri scritti da economisti?
La spiegazione più interessante che ho sentito è la seguente: l’economia è diventata più avvincente, perché sembra non essere più una disciplina chiusa e finita. Non è divertente leggere un libro o un articolo secondo cui è meglio lasciare le previsioni economiche a modelli informatici, che per un lettore comune sarebbero comprensibili solo con una laurea in materia.
E, a dire il vero, la gente ha ragione: tali modelli possono sbagliare clamorosamente, pur avendo dalla loro una certa base scientifica. Talvolta dobbiamo spegnere il pilota automatico e pensare autonomamente e, in caso di crisi, utilizzare il nostro migliore intelletto umano.
I partecipanti alla tavola rotonda sono tutti concordi nel dire che, in un modo o nell’altro, l’economia divulgativa semplifica uno scambio tra gli economisti e un vasto pubblico – un dialogo che non è mai stato così importante come oggi. Dopo tutto, la maggior parte degli economisti non ha previsto tale crisi, in parte perché si era allontanata da ciò che le persone del mondo reale stavano facendo e pensando.
Un’economia divulgativa efficace coinvolge, in un certo senso, il lettore, o l’ascoltatore, come fosse un collaboratore; il che significa, ovviamente, che gli economisti devono essere disposti a includere teorie nuove e originali che non rientrano ancora nella dottrina condivisa dagli esperti.
Fino a poco tempo fa, molti economisti sarebbero stati restii a scrivere un libro di divulgazione. Certamente, tale scelta non sarebbe stata considerata in maniera favorevole ai fini di una candidatura per un incarico stabile o una promozione. A loro parere, dal momento che un libro di questo genere non include equazioni o tabelle statistiche, non poteva essere considerato come un’opera seria, meritevole di attenzione accademica.