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Economia PMI

Intervista a Paolo Romani, ministro dello Sviluppo economico: «Finita la fase della prudenza: ora si deve tornare all'attacco»

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Questo articolo è stato pubblicato il 24 gennaio 2011 alle ore 09:40.

«La politica di rigore del governo e il nostro sistema produttivo, più flessibile perché composto in massima parte da Pmi, ci hanno consentito di resistere meglio di altri alla crisi finanziaria». Ma per il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, è giunto il momento di rompere gli indugi: «Dobbiamo darci da fare perché il sistema Italia, da troppo tempo in difesa, torni all'attacco».

Che cosa intende? Come vi muoverete?
Siamo già impegnati su diversi fronti: dal rilancio del manifatturiero - comparto che in Europa ci vede secondi solo alla Germania - all'internazionalizzazione, con l'ingresso di investimenti stranieri e la creazione di nuove opportunità per il made in Italy. Puntiamo anche sull'innovazione: attraverso tre bandi attivati abbiamo assegnato 770 milioni per 220 progetti, coinvolgendo oltre 1.550 imprese e 600 enti di ricerca, con investimenti per 2 miliardi di euro. E poi: semplificare, semplificare, semplificare...

Sì, però c'è la sensazione che tutto viaggi a rilento - la legge annuale sulle Pmi, per esempio, è ancora ferma in Parlamento - rischiando di compromettere gli obiettivi...
Siamo stati i primi in Europa a recepire la direttiva Small business act e la maggioranza è ora impegnata a rispettare i tempi previsti per la legge annuale sulle Pmi. Le previsioni di crescita annunciate dal rapporto (l'1% di Pil in tre anni, ndr)non saranno compromesse in quanto gli interventi previsti dalla legge possono essere attuati a prescindere dalla forma giuridica adottata e, in ogni caso, essa rappresenta solo una parte, anche se importante, di una strategia più complessiva che il ministero ha concepito a favore delle piccole e medie imprese.

Ha parlato di semplificazione: che benefici ha portato la Scia? E come viene rispettato il criterio di proporzionalità tra grandi e piccole imprese?
Innanzitutto voglio ricordare che la Semplificazione certificata di inizio attività è stata fortemente voluta dal governo Berlusconi ed è già attiva. Prima, per iniziare qualsiasi attività occorrevano minimo 30 giorni. Ora, con la Scia, si può partire subito. È una riforma che favorisce la nascita di nuove aziende, intensificando lo spirito imprenditoriale, soprattutto in questa fase dove si intravedono i primi segnali di ripresa economica. Il principio di proporzionalità è già previsto dentro la Scia che proprio per la sua natura è stata pensata per la piccola attività d'impresa.

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Tags Correlati: Europa | Paolo Romani | Politica economica |

 

Nel rapporto sullo Sba si evidenzia che solo il 7,9% del fondo pubblico di venture capital per supportare gli investimenti nelle aree strategiche è andato a piccole imprese. Non è un po' poco?
L'internazionalizzazione è un'arma vincente che molte aziende italiane stanno mettendo in campo per fronteggiare la crisi economica. Anche le piccole aziende si sono mosse perché hanno, rispetto alle grandi, maggiore flessibilità di rimodellare il proprio modello di business. E quelle che hanno presentato progetti significativi sono state aiutate. Bisogna, questo sì, incoraggiare di più l'utilizzo di questi strumenti, come il fondo pubblico di venture capital, e allo stesso tempo voglio ricordare che abbiamo potenziato il fondo rotativo per il sostegno alle imprese con 785 milioni di euro per contratti di innovazione. Perché una cosa è certa: sono finiti i tempi degli aiuti a pioggia e a fondo perduto, adesso puntiamo a strumenti selettivi che sappiano coniugare bene innovazione e tradizione".

C'è grande attesa per la riforma degli incentivi. Quali saranno gli aspetti qualificanti per le Pmi?
Senz'altro una semplificazione radicale delle procedure e l'abolizione di vecchie norme con l'eliminazione di più di 30 leggi nazionali. È allo studio la possibilità di destinare il 50% delle risorse per gli incentivi alle pmi e poi saranno introdotte facilitazioni, a esempio i voucher, per le imprese che vorranno aggregarsi con il contratto di rete o attraverso consorzi e cooperative. In ogni caso, stiamo pensando a un'integrazione graduale tra vecchio e nuovo ordinamento sia per garantire il buon funzionamento del sistema sia per accompagnare con gradualità le imprese nella novità della riforma che entrerà in vigore dal gennaio 2012. È una riforma decisiva: pensiamo di offrire più aiuti automatici, soprattutto per le piccole imprese, e certamente strumenti come il credito d'imposta sono utili.

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