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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2011 alle ore 06:40.
MILANO
La Francia ci sta e rinnova il suo prezioso impegno a fianco dell'Italia nella battaglia per l'introduzione del Made in per le merci extra-Ue, in pratica il regolamento con l'indicazione di origine obbligatoria per i prodotti importati da paesi terzi.
«Abbiamo raccolto dalla Francia un'adesione importante e molto convinta al made in - rivela Paolo Romani, ministro dello Sviluppo economico -. Ho raccolto personalmente l'assicurazione dal collega dell'Industria francese, Eric Besson, nel nostro ultimo incontro. In Europa c'è un dibattito forte su questo argomento, c'è stato un voto favorevole del parlamento Ue sul made in. Ora pretendiamo chiarezza perchè i consumatori italiani devono sapere se ciò che comprano viene o no da fuori Comunità europea».
Incontrando ieri in Assolombarda il collega ungherese Tamas Fellegi, Romani ha affrontato un altro tema che sta a cuore alle aziende italiane, quello della certezza degli investimenti in Ungheria nel settore delle energie rinnovabili. «A marzo si terrà a Nizza una riunione tra i responsabili di Germania, Francia e Italia sul coordinamento degli approvigionamenti di gas, alla luce dei vari progetti di gasdotti in corso - ha garantito il ministro Paolo Romani -. Noi siamo fortemente interessati a South Stream, l'Eni lo è e l'Italia intende avere un rapporto privilegiato con la Russia, visto anche che South Stream rappresenta per Saipem l'opportunità di avere una straordinaria commessa per i tubi sottomarini».
Tornando al made in, mentre sul decreto attuativo della legge Reguzzoni-Versace-Calearo che introduce l'etichetta obbligatoria solo in Italia proprio le osservazioni tecniche francesi e ungheresi hanno riaperto il periodo di esame a livello europeo (si veda Il Sole 24 ore del 16 gennaio), a Bruxelles il confronto sul regolamento per il made in sta per ripartire. Infatti questo pomeriggio il ministro Martonyi, rappresentante della presidenza ungherese, incontra per la prima volta la commissione commercio internazionale del Parlamento europeo. La vicepresidente, l'europarlamentare Cristiana Muscardini, a proposito dei nuovi contenuti del regolamento per l'indicazione obbligatoria di origine per alcuni prodotti che entrano nell'Unione europea, approvato a larga maggioranza in Parlamento lo scorso ottobre (525 voti a favore su 618 votanti) si dichiara ottimista.