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Economia Aziende

Pil a crescita lenta, arretrano i redditi delle famiglie

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2011 alle ore 06:38.

Il forte aumento delle importazioni è un elemento decisivo della scarsa crescita dell'economia italiana.

Prometeia, l'associazione bolognese per le previsioni economiche, ha diffuso ieri, nel suo rapporto trimestrale, stime per la crescita dell'Italia in linea con quelle pubblicate negli ultimi due giorni dal Fondo monetario e dal Centro studi Confindustria.

Il prodotto interno lordo, secondo Prometeia, aumenterà dello 0,9 quest'anno e il prossimo, dopo l'1% del 2010. Il recupero dalla crisi globale sta avvenendo in modo molto lento: con il passo atteso per i prossimi tre anni, il pil non tornerà ai livelli del 2007 nemmeno nel 2013. Peraltro, rileva lo studio, il tasso di crescita dell'Italia non di discosta molto dalla media dell'area dell'euro, se si esclude la Germania.

Il rallentamento dell'economia italiana è arrivato prima del previsto, dopo una prima metà del 2010 positiva, fino alla crescita zero dell'ultimo trimestre dello scorso anno, a causa dell'effetto della fine della Tremonti ter sugli investimenti, la riduzione della domanda pubblica e, appunto, il forte afflusso di importazioni.

Nel prossimo triennio, osserva il rapporto, nonostante una buona espansione delle esportazioni, il commercio internzionale dell'Italia stenterà a contribuire alle ripresa. «La crescente propensione alle importazioni - dice l'economista Paolo Onofri, responsabile dello studio - è una tendenza in corso da tempo, che l'Italia ha in comune con la Germania. In parte è un segno dell'internazionalizzazione delle imprese, con la frammentazione dei processi produttivi. Il 24% del contenuto del nostro export, come di quello tedesco, è costituito da beni intermedi importati. La Germania ha avuto però finora maggior successo nel fare delle esportazioni nette un fattore più significativo della ripresa». C'è il rischio, afferma Prometeia, che l'aumento del grado di internazionalizzazione rifletta più una maggior dipendenza dall'estero che non l'aumento della penetrazione dell'export italiano sui mercati mondiali.

Il calo della domanda globale nel 2011 contribuirà al leggero indebolimento della nostra economia rispetto all'anno scorso. Non sarà però compensato dalla domanda interna, secondo Prometeia. Il reddito delle famiglie si contrarrà infatti nel 2011, per il quarto anno consecutivo, per le difficoltà del mercato del lavoro (la disoccupazione continuerà a salire fino al 2012) e il leggero aumento dell'inflazione.

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Tags Correlati: Congiuntura | Italia | Ministero del Tesoro | Paolo Onofri | Prometeia

 

«L'allineamento di molte previsioni economiche attorno a una crescita dell'1% - sostiene Onofri - è indice di una calma solo apparente. Infatti, come segnaliamo nel rapporto, c'è la possibilità di turbolenze che porterebbero a modfiche anche significative, al rialzo o al ribasso, delle stime attuali». Fra le sorprese possibili, Onofri indica le fluttuazioni del cambio, anche nell'interazione con i prezzi delle materie prime. Prometeia ritiene che il cambio euro/dollaro possa fluttuare non molto lontano da 1,30 nel primo semestre di quest'anno, con il confronto di due debolezze, quella dell'Europa e quella degli Stati Uniti, ma che nella second metà dell'anno potrebbe riprendere il deporezzamento della valuta Usa. L'economia mondiale non dovrebbe però accusare una ricaduta nella recessione. Altra variabile che potrebbe alterare gli scenari è l'andamento dei paesi emergenti, Cina in primis.

La crescita fiacca renderà "impegnativo" il rientro dal debito pubblico, pur in assenza di crisi di sfiducia degli investitori nei confronti del nostro paese e nonostante la corretta gestione condotta dal Tesoro e lo stringente controllo del deficit, che otterrà l'obiettivo di riportarlo sotto il 3%, anche se non prima del 2013. «La debolezza - dice Onofri - viene semmai dalle turbolenze sull'area dell'euro, che rendereanno difficile un ritorno degli spread Btp/Bund ai livelli pre-crisi, con conseguente aumento del costo medio del servizio del debitio».
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