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Questo articolo è stato pubblicato il 07 febbraio 2011 alle ore 09:43.
Sotto quota 1,5 milioni, ai livelli del 2001. Nel pieno della crisi economica, nel 2009, gli iscritti alla gestione separata hanno perso 150mila contribuenti, il 9,2% in meno rispetto al 2008. Secondo l'elaborazione del centro studi Datagiovani sulla banca dati dell'Inps la flessione ha inciso su tutti i parasubordinati: -10,3% per i cocopro, -21,2% per i collaboratori della pubblica amministrazione, -2,7% per amministratori e sindaci di società e addirittura -53,9% per i volontari del servizio civile a causa del taglio dei fondi pubblici. «L'unica eccezione - spiega Michele Pasqualotto di Datagiovani – è rappresentata da dottorandi e ricercatori che sono aumentati di quasi il 10 per cento».
Un plotone che nel complesso si riduce, ma con guadagni lievemente più alti rispetto al passato, visto che il reddito medio dell'intera categoria è aumentato del 2,9 per cento, toccando quota 17mila euro. La ragione? «La crisi ha bloccato le assunzioni - spiega il giuslavorista Michel Martone - per cui tante collaborazioni non si sono trasformate in contratti a tempo indeterminato e non sono nemmeno state rinnovate. Le aziende impegnate a sfoltire però hanno deciso di tenere i migliori, con i compensi più alti rispetto alla media, mentre gli altri sono andati a rimpolpare le fila dei disoccupati o hanno scelto la strada obbligata del lavoro autonomo».
Il reddito medio dei lavoratori parasubordinati nasconde differenze molto marcate tra le diverse tipologie di contratto, sia per variazioni sia per consistenza dei guadagni. Si va infatti dai poco meno di 10mila euro per i cocopro (+1,8% sul 2008) a quasi 31mila € degli amministratori e sindaci di società (-1%), passando per i 10.500 dei collaboratori della Pa e i circa 13mila dei dottorandi.
Focus sui cocopro
Quasi la metà degli iscritti alla gestione separata appartiene alla categoria dei collaboratori a progetto, circa 652mila nel 2009, il 48% dei quali impiegati nel Nord Italia. In cinque regioni si concentra oltre il 60% dei cocopro: Lombardia, Lazio, Emilia Romagna, Campania e Veneto. «Tra queste aree - osserva Pasqualotto - solo in Campania la contrazione dei collaboratori è stata lieve rispetto alla media nazionale, con un meno 4 per cento, mentre nelle altre regioni la categoria ha subito tagli di oltre il 10 per cento».