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Ok del Parlamento al vertice Authority

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Questo articolo è stato pubblicato il 09 febbraio 2011 alle ore 06:40.


ROMA
Via all'Authority energia guidata dal nuovo collegio presieduto da Guido Bortoni. Il Parlamento ha detto sì a larga maggioranza e oggi il Consiglio dei ministri varerà il formale decreto. Tra molti apprezzamenti ufficiali e qualche malumore che traspare anche tra chi, come i parlamentari del Pd, ha comunque voluto assicurare la maggioranza dei due terzi richiesta per il placet delle commissioni.
Il voto positivo della commissione Attività produttive della Camera è arrivato a fine mattinata e segue il sì di inizio mese della commissione Industria del Senato. Il neopresidente ha raccolto ieri un sì larghissimo (40 favorevoli e 5 contrari). Accanto a lui i nuovi commissari Luigi Carbone (36 sì e 9 no), Rocco Colicchio (37 a 8), Alberto Biancardi (30 a 10) e Valeria Termini (33 sì e 12 no). Con loro Guido Bortoni può dunque traslocare dalla direzione generale del ministero dello Sviluppo per approdare alla poltrona finora tenuta (dal 15 dicembre in regime di proroga) da Alessandro Ortis, che Bortoni aveva già affiancato come direttore mercati della stessa Authority.
Continuità perfetta con la gestione Ortis, si pronosticava ripercorrendo la strettissima e felice collaborazione tra il nuovo capo e il presidente uscente. Ma pochi giorni fa Bortoni, ancora con la veste ufficiale di stratega ministeriale, ha voluto marcare il territorio (formalmente quello vecchio ma evidentemente anche quello nuovo) con una differenziazione importante e in qualche modo inattesa: non condivide la battaglia di Ortis per la drastica separazione proprietaria dell'Eni dai gasdotti di Snam Rete Gas.
È favorevole piuttosto alla soluzione più morbida, comunque accettata dalla Ue e in ogni caso assai meno sgradita ai vertici dell'Eni (si veda l'articolo qui a fianco): una meno dura separazione funzionale, con la Snam che può rimanere a pieno titolo e con tutti gli onori nella famiglia del cane a sei zampe.
Proprio su questo punto si sono registrati ieri i distinguo. Alcuni morbidi e un po' ambigui: quelli nel Pd, che ha comunque assicurato il sì alle nomine dell'Authority. «Al presidente e ai componenti del collegio va il nostro augurio di buon lavoro» rimarca il capogruppo Andrea Lulli. Che però raccomanda a Bortoni di proseguire nel «buon lavoro» di Ortis, tenendo conto in particolare della «assoluta necessità strategica di separazione proprietaria della rete gas da Eni» superando il «tentennamento» del Governo.

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Tags Correlati: Alberto Biancardi | Alessandro Ortis | Andrea Lulli | Attività | Consiglio dei Ministri | Direzione Generale | Eni | Federico Testa | Industria | Legislazione | Luigi Carbone | Rocco Colicchio | Roma | Senato | Snam | Valeria Termini

 

A questo proposito il Pd – annuncia Lulli – «si farà promotore di un intervento legislativo» da recepire nella legge annuale sulla concorrenza. In ogni caso per la nuova Authority «speriamo che il buongiorno non si veda dal mattino» punge Federico Testa, già responsabile energia del Pd.
Bortoni alto dirigente ministeriale e Bortoni presidente dell'Authority non è detto che la pensino e parlino allo stesso modo, auspicano dunque i Democratici. Meno fiduciosa è Linda Lanzillotta (Fli), che ieri in commissione ha opposto un secco no alle nomine poi approvate. «Un giorno amaro – commenta seccamente – per chi ritiene che per garantire concorrenza servano autorità autorevoli in quanto indipendenti», mentre «al di là delle competenze di alcuni, non tutti i nominati sono frutto di una lottizzazione trasversale».
Rassicura con decisione il ministro dello Sviluppo Paolo Romani: «bellissimi nomi. Bortoni farà un lavoro eccellente» in un momento davvero impegnativo «nel campo delle rinnovabili con i nuovi decreti legislativi, sul nucleare, sull'approvvigionamento energetico.
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