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Questo articolo è stato pubblicato il 20 febbraio 2011 alle ore 08:15.
ROMA
Riportare i cinque cerchi nella capitale dopo 60 anni. È la nuova sfida che Luca Cordero di Montezemolo sta pensando di intraprendere. L'ufficialità ancora non c'è ma il numero uno della Ferrari molto probabilmente sarà il futuro presidente del comitato promotore per la candidatura di Roma a ospitare le olimpiadi estive del 2020. Bissando l'edizione del 1960.
«Sono pronto ad accettare», queste le parole che Montezemolo ha pronunciato durante l'incontro con il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianni Letta. Il via libera definitivo alla sua candidatura arriverà tra martedì e mercoledì prossimo, quando si svolgeranno gli stati generali sulla Roma del futuro. Per assumere l'incarico e anche per non ripetere l'esperienza del 2004 quando la scelta cadde su Atene, l'ex presidente di Confindustria ha chiesto garanzie per la solidità, economica e politica, del progetto. E almeno le seconde dovrebbero esserci visto che il suo nome ha già raccolto consensi bipartisan. Oltre al plauso del comitato olimpico internazionale (Cio). «È un leader credibile a livello sportivo mondiale per la candidatura di Roma», ha detto il vicepresidente Thomas Bach che a Garmisch ha incontrato il presidente del Coni, Gianni Petrucci, e il segretario generale, Raffaele Pagnozzi.
Al momento non si sa con quale paese l'Italia dovrà vedersela. Attualmente Roma è l'unica candidata per il 2020. A sfidarla potrebbero esserci il Giappone, se supererà lo choc per la sconfitta subita dal Brasile nell'organizzazione dei giochi 2016, e la Francia, specie se non riuscisse a ottenere i giochi invernali di Annecy del 2018.
Una volta accettato l'incarico, il manager del Cavallino dovrà mettere in piedi la macchina organizzativa: un ruolo di peso (ad esempio presidente onorario) dovrebbe andare a Letta mentre Petrucci e il sindaco capitolino Gianni Alemanno potrebbero essere vicepresidenti. Per i ruoli prettamente operativi Montezemolo potrebbe pensare a uomini di fiducia, con cui lavora in Ferrari o che lo hanno coadiuvato in Confindustria. Passando al direttore generale, il nome più gettonato appare tuttora quello di Ernesto Albanese, fino al 2009 alla Coni Servizi, ora amministratore di Atahotels, del gruppo Ligresti. Per la parte tecnica del dossier potrebbero essere coinvolte persone che hanno già lavorato all'organizzazione di Torino 2006. E non è esclusa infine la presenza nello staff di un campione olimpico.