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Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2011 alle ore 08:10.
Una barriera sottilissima, invisibile, capace però di opporsi al passaggio di qualunque gas, compreso il minuscolo elio. Mischiata con la plastica, potrebbe diventare utile per tutte le applicazioni collegate al packaging alimentare, dove la tenuta stagna è fondamentale. Non è ancora uno spin-off, ma presto potrebbe diventarlo il progetto su cui lavora Luca Ottaviano, ricercatore all'università dell'Aquila.
Il valore aggiunto è nel materiale, il grafene. Considerato uno dei materiali del futuro, all'Aquila è oggetto di studio da due anni. Da quando, cioè, Ottaviano ha trascorso un periodo di studio in Inghilterra, al National physical laboratory di Teddington. Giusto il tempo di capire quanto e come il graphene avrebbe potuto spiegare le sue proprietà su innumerevoli mercati. Tornato all'Aquila, Ottaviano ne ha parlato con il team di fisici guidato dal professor Sandro Santucci, e «da allora abbiamo deciso di concentrarci sullo studio delle sue applicazioni», dice Ottaviano.
L'Aquila capitale del grafene? «Forse non saremo mai l'unica, ma almeno potremo diventare una delle più importanti in Italia», dice Ottaviano. Intanto all'Aquila, ai laboratori del Gran Sasso, a maggio si svolgerà la prima edizione di Graphita, forum dedicato al grafene. «Abbiamo già l'interesse di 200 partecipanti da 24 paesi», dice Ottaviano. Ad aprire i lavori, il 15 maggio, il Nobel per la fisica Novoselov.
Ma.Fe.