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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2011 alle ore 06:41.
PALERMO
Se ne stava il pomeriggio seduto nel salotto della sua elegantissima casa in via Libertà, nel centro di Palermo, a seguire le notizie sul Televideo Rai e al telefono a parlare a lungo con gli amici di sempre: Emanuele Macaluso, per esempio, o Gerlando Micciché, il padre di Gaetano e Gianfranco. Instancabile. Domenico La Cavera, detto Mimì, classe 1915, morto ieri mattina, continuava a essere per tutti un punto di riferimento, un amico. Lui, fondatore nel 1949 di Confindustria Sicilia che con lui si chiamò Sicindustria, avversario del leader di Confindustria di allora Angelo Costa e dall'associazione poi defenestrato. E ancora lui, Mimì, che tratta con la famiglia Agnelli per arrivare alla creazione di SicilFiat, come amava definire lo stabilimento siciliano. E poi Mimì, orgogliosamente amico di Vito Guarrasi, l'avvocato discusso e discutibile per tanti aspetti della vita dell'isola e del nostro paese che Mimì continuava a difendere a denti stretti: «Vito era una persona perbene, che credeva nello sviluppo della Sicilia».
Parlava del passato La Cavera ma vedeva con lucidità i nodi del presente e del futuro soprattutto della Sicilia. Don Mimì che il giornalista Roberto Ciuni in un ormai celebre articolo del 1971 sul Giornale di Sicilia ribattezzò Nuvola Rossa. Figlio di agricoltori, ingegnere e poi imprenditore, La Cavera nel 1957 si guadagna un articolo del Times dal titolo Success in Sicily. In quell'articolo, ha ricordato di recente Bill Emmott nel libro Forza, Italia, «si legge: la Sicilia, a lungo trascurata, ha improvvisamente cominciato a muoversi molto più velocemente dell'Italia e di ogni altra parte d'Europa». La Cavera, compagno della bellissima Eleonora Rossi Drago morta tre anni fa, e avversario di don Luigi Sturzo, il teorico della Sofis (la Società finanziaria siciliana) e di altri interventi di rilancio dell'economia siciliana: « «L'idea era semplice – ha raccontato – raccogliere il risparmio dei siciliani che finiva a dormire nei depositi postali e utilizzarlo per finanziare lo sviluppo industriale della Sicilia».
«Sposa i progetti « di Enrico Mattei da cui «mi distaccai – ha raccontato – quando capii che il suo unico obiettivo « era riproporre i monopoli in Sicilia». Un imprenditore cui piaceva raccontare s e « stesso e la sua vita , « che poi ha « coinciso a lungo con la vita politica e sociale di Palermo e della Sicilia tutta: si prenda il sostegno dato al governo di Nino Milazzo, e l'avversione per Franco Restivo (prima presidente della regione e poi ministro più volte).