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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2012 alle ore 08:17.

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PALERMO
Cresce in Sicilia la domanda di credito da parte delle imprese e contestualmente diminuiscono le erogazioni da parte degli istituti di credito. È quello che emerge dai dati diffusi ieri da Assoconfidi Sicilia, l'associazione guidata da Mario Filippello che raggruppa 23 dei 30 Consorzi fidi dell'isola che associano poco più di 73mila imprese e erogano il 93% delle garanzie. Tutto ciò, spiegano i dirigenti di Assoconfidi, «è il frutto di una moltiplicazione rapida avvenuta negli ultimi quattro anni a causa delle crisi economica che ha fatto aumentare la richiesta di credito (e dunque di garanzie) ma anche della nuova normativa sulla valutazione dei rischi e sulle garanzie patrimoniali».
Ma secondo i calcoli fatti dall'associazione «nel corso del 2011 la contrazione dell'erogazione del credito è stata sensibile in tutti i settori e ha superato il 20% rispetto all'erogato alle imprese aderenti ai consorzi associati dell'anno precedente che era stato di 2,5 miliardi». In pratica sono venuti a mancare dal sistema creditizio isolano almeno 500 milioni. E ciò mentre i confidi di artigianato, industria e commercio hanno registrato un «aumento medio di richieste di credito di oltre il 25 per cento».
Una situazione che si aggrava sempre di più secondo l'analisi fatta dai rappresentanti dei consorzi fidi i quali chiamano in causa la Regione siciliana: «La legge regionale 11/2005, che è intervenuta a riformare il settore dei confidi, prevedeva un intervento della Regione come contributo alle imprese per l'abbattimento degli interessi pagati sul debito – spiega Filippello –. Purtroppo dal 2007 a oggi le aziende non hanno visto un centesimo. In questi giorni sono stati emessi mandati di pagamento che intanto restano fermi in ragioneria solo per i contributi relativi al 2008: 8 milioni per 23mila imprese, un importo pari al 25% del dovuto a ogni singola impresa». Tolti gli otto milioni di cui sopra ammonta a quasi 142 milioni il debito che la Regione siciliana ha nei confronti delle imprese sul capitolo «contributi per abbattimento interessi»: per le altre annualità, spiegano i rappresentanti dei confidi siciliani, non è stato possibile nemmeno presentare le istanze per i problemi sorti tra l'assessorato regionale all'Economia e l'azienda che gestisce il sistema informatico.
Ma «è cambiato anche il tipo di credito erogato dalle banche – spiega Salvatore Guastella, presidente del Consorzio ragusano Commerfidi (quasi 8mila associati e dal 2008 intermnediario finanziario vigilato dalla Banca d'Italia) – sono aumentate le ristrutturazioni delle posizioni debitorie pregresse ed è diminuito il credito per investimenti: oltre l'85% delle pratiche andato a buon fine ha riguardato operazioni di ristrutturazioni e conferme dei crediti precedenti».
Altra questione quella che riguarda la patrimonializzazione dei Consorzi: «In altre regioni sono state trovate le risorse per patrimonializzare i Consorzi di garanzia fidi – dice Filippello –. In Puglia la giunta guidata da Vendola ha destinato a questo scopo cento milioni. Da noi invece non è stato fatto nulla». Intanto ieri l'assessore all'Economia della Regione siciliana, Gaetano Armao, ha firmato un decreto che prevede un fondo di garanzia di 35 milioni di euro per intervenire sul consolidamento delle passività bancarie a breve termine che le Pmi hanno contratto con le banche e alla copertura degli oneri derivanti dalle relative garanzie, nonché al funzionamento del fondo di garanzia che sarà gestito dall'Irfis-Finsicilia, la finanziaria creata sulle ceneri dell'Istituto di mediocredito regionale autorizzata a stipulare le convenzioni con le banche.
L'assessore Armao, inoltre, ha convocato per venerdì prossimo i rappresentanti dei Confidi siciliani. In quella sede si farà il punto sui fondi che la regione dovrebbe destinare alla patrimnonializzazione dei Consorzi (esiste già un articolo da inserire nella legge finanziaria della Regione che dovrebbe andare in aula a partire dal 20 marzo). Quanto ai contributi in conto interesse rivendicati da Assoconfidi, Armao risponde: «Non c'è copertura finanziaria e non si capisce chi ha preso l'impegno di versare questi soldi. Si tratta dell'ennesima eredità di una gestione dissennata della finanza regionale».
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Nel 2011 riduzione del 20% a fronte di un +25% della domanda
2,5 miliardi L'erogato nel 2010