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Questo articolo è stato pubblicato il 29 febbraio 2012 alle ore 16:26.

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Shanghai (Corbis)Shanghai (Corbis)

Ma se gli investimenti nelle infrastrutture si scontreranno inevitabilmente con la riduzione dei profitti marginali, l’aumento del consumo non conosce invece limiti ed una sua repressione può infatti arrivare a soffocare la crescita futura. La percentuale di consumo dei nuclei familiari in termini di PIL è in fase di riduzione ed è infatti passata dal 67% nella metà degli anni ’90 ad una percentuale inferiore al 50% negli ultimi anni. Gran parte del declino rispecchia le distorsioni provocate dalle politiche statali implementate.

Il governo cinese è, per indole propria, orientato versola produzione. Il vantaggio è che questo ha aiutato a mantenere alti i tassi di crescita del PIL, ma gli svantaggi sono altrettanto notevoli. Una delle conseguenze negative è il continuo aumento della disuguaglianza del reddito. Il coefficiente Gini del reddito pro capite ha superato 50 (dove 100 rappresenta il valore più elevato di disuguaglianza), mettendo la Cina nel quartile superiore in termini di disuguaglianza a livello mondiale.

Il problema potrebbe anche non dipendere dalla disuguaglianza di per sé, ma dalle sue conseguenze, tra cui la biforcazione del capitale umano. Il profitto nel campo dell’educazione sta aumentando in Cina, ma l’accesso al sistema educativo sta diventando sempre più ripartito in termini sociali e geografici. Se da un lato c’è un miglioramento dell’istruzione nelle aree urbane, i bambini nelle aree rurali si trovano invece di fronte ad un declino della qualità del sistema scolastico in quanto gli insegnanti migliori si spostano in città. Inoltre, viste le disparità di reddito tra le città e le aree rurali, la loro istruzione risulta più costosa di quanto non lo sia per le famiglie urbane.

Ne risulta che la maggioranza dei bambini che vivono nelle zone rurali entrerà nella forza lavoro senza un diploma universitario. Tra i 140 milioni di lavoratori migranti cinesi, l’80% ha solo nove anni o meno di istruzione formale, molto meno di quelli richiesti dai paesi a reddito elevato.

Nonostante l’apparente volontà dei funzionari di ridurre la disuguaglianza del reddito, il governo cinese sta aggravando la situazione sovvenzionando, tra le altre cose, i produttori, favorendo le industrie a uso intensivo di capitale e mantenendo un settore finanziario altamente inefficiente. Ma ci sono comunque dei segnali promettenti di un miglioramento economico. Il governo ha appena annunciato delle nuove norme per la registrazione dei nuclei familiari, noto come hukou. Ad eccezione delle grandi città, le persone possono ora scegliere liberamente il proprio hukou dopo tre anni di residenza. Questo passo aiuterà i migranti dando loro la certezza di un accesso equo all’istruzione per i loro figli.

Tuttavia, per cambiare del tutto il comportamento distorto del governo sono necessari dei cambiamenti politici più drastici. La riforma hukou è un buon inizio in quanto potrà rafforzare i diritti politici dei migranti nelle comunità locali. Dato il loro vasto numero, la loro partecipazione politica potrebbe forzare i governi locali a diventare più reattivi ai bisogni delle persone comuni. E la reattività del governo ai livelli più bassipotrebbe, si spera, arrivare poco a poco fino ai vertici.

Yao Yang è Direttore del China Center for Economic Research presso l’Università di Pechino.

Copyright: Project Syndicate, 2012.www.project-syndicate.orgTraduzione di Marzia Pecorari

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