Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 02 marzo 2012 alle ore 06:42.
MILANO
Sale la febbre dei prezzi e cresce il malessere delle famiglie italiane. I carburanti continuano a far girare il motore dell'inflazione: la benzina è arrivata al +18,7% e il gasolio al +25,4%. Ma preoccupano molto anche i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza (dal cibo ai tabacchi e al quotidiano) che segnano un balzo del 4,5% su base annua, con punte del 14,7% per la tazzina del caffè. Lo scenario potrebbe addirittura tingersi di grigio qualora il governo Monti a ottobre decidesse l'aumento di due punti di Iva alle aliquote del 10 e del 21%: un salasso aggiuntivo di tre miliardi per i consumatori. Già oggi però l'inflazione italiana sconta un divario evidente rispetto al 2,7% della stima flash di Eurostat.
Nel mese di febbraio, secondo le stime preliminari Istat, l'indice nazionale dei prezzi al consumo registra un aumento dello 0,4% rispetto al mese precedente e del 3,3% nei confronti di febbraio 2011 (era +3,2% a gennaio). E l'inflazione acquisita per il 2012 è già arrivata all'1,9%.
L'inflazione di fondo, calcolata al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, scende al 2,2% dal 2,3% di gennaio 2012. Magra consolazione se si considera che il carrello della spesa si riempie tutti i giorni e che la corsa dei carburanti incide anche sulle bollette e sui beni acquistati di chi ha deciso di lasciare l'auto in garage o di spegnere il riscaldamento.
La Cia osserva che «i balzi dei prezzi della benzina e del gasolio hanno inevitabili effetti a catena su tutta la filiera alimentare. A pagare infatti sono prima i produttori, che spendono praticamente il doppio dell'anno scorso per riscaldare le serre e alimentare i mezzi meccanici e poi i consumatori al supermercato, che scontano la dipendenza quasi totale dal trasporto su strada».
«Una mazzata per i consumatori - commenta il presidente di Codacons, Carlo Rienzi – Una famiglia di tre persone spenderà nella spesa di tutti i giorni 608 euro in più su base annua. Che salgono a 657 euro per una famiglia di quattro persone. Per questo l'idea del governo di spostare l'imposizione dall'Irpef all'Iva rischia di far schzzare l'inflazione ed erodere ulteriormente il potere d'acquisto delle famiglie meno ambienti».
Secondo l'ufficio studi Confcommercio «il trend al rialzo dei prezzi al consumo sta riflettendo il progressivo graduale ribaltamento degli impulsi a monte della filiera sui prezzi finali». Secondo Confcommercio dall'aprile del 2011 i prezzi alla produzione dei prodotti trasformati hanno subito una costante accelerazione rispetto agli analoghi prezzi al consumo culminata a marzo 2011, «mese in cui la crescita tendenziale dei prezzi all'origine ha toccato il 6,2% contro il 2,5% dei prezzi al consumo».
Per Giorgio Santambrogio, direttore generale di Interdis, centrale acquisti che annovera le insegne Migross, Sidis, Di Meglio e Isa, «la situazione è preoccupante, anche perchè le richieste di aumento dei listini dei fornitori rimane ancora esagerata. Abbiamo aumentato la pressione promozionale ma non è pensabile che i distributori possano assorbire gran parte degli aumenti. Anche perchè adesso, con i pagamenti fissati per legge nel decreto liberalizzazioni, si apre un grave problema finanziario».
Un operatore di un'insegna nazionale segnala che dopo il +20% dei vini ci sono ancora forti pressioni per ritocchi dei prodotti rossi, tonno, caffe e cacao. In tensione anche i succhi di arancia (i cui prezzi sono quotati nelel borse internazionali) nonostante i prezzi di conferimento dei produttori di agrumi siano in calo.
Tornando ai dati Istat, a febbraio, le accelerazioni più decise dei prezzi sono arrivate dagli alimentari non lavorati e dai beni energetici non regolamentati: +1,7% per entrambi. Forte lo strappo dei prezzi dei vegetali freschi (+8,6% in termini congiunturali). Significativo anche l'aumento in un mese, +0,8%, dei trasporti. Ma a preoccupare di più sono i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza: aumentano dello 0,7% su base mensile e del 4,5% su base annua (+4,2% a gennaio).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
GLI ACQUISTI
Tavole meno ricche
Si è ridotto il potere d'acquisto delle famiglie
e si sono impoverite
anche le tavole imbandite
degli italiani
Secondo Federalimentare
nel 2011 sono calate
le quantità acquistate: meno carne bovina (-0,1%), pasta (-0,2%) carne di maiale e salumi (-0,8%), ortofrutta (-1%). Addirittura sono calate anche gli acquisti di latte fresco (-2,2%) anche se la spesa è aumentata per effetto dell'aumento dei prezzi
Coldiretti commenta, a proposito dei dati forniti da Federalimentare, che l'effetto dell'aumento dell'Iva si è già sentito sui consumi di vino in calo dell'1% anche a causa dell'aumento dell'imposta dal 20 al 21% entrato in vigore il 17 settembre
e che ha colpito anche per la birra, le acque minerali e i succhi di frutta
Il previsto nuovo aumento dell'aliquota (due punti
in più sull'aliquota del
10 e del 21%)
colpirebbe tutti i prodotti alimentari e spingerebbe pericolosamente
l'inflazione, conclude la Coldiretti, con un ulteriore effetto depressivo
dei consumi e sull'intera
filiera agroalimentare
Made in Italy
© RIPRODUZIONE RISERVATA