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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2012 alle ore 08:18.

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La pay tv scappa dal televisore e prende casa negli schermi liquidi di tablet e smartphone. A partire dai soliti iPad, iPhone e Samsung Galaxy, senza dimenticare il vecchio Pc oppure il Mac. Una rivoluzione legata alla fruizione dei contenuti che porta la firma di Sky ma sulla quale anche Mediaset promette battaglia.

Il gruppo di Rupert Murdoch rilancia in Italia la strategia del multipiattaforma mettendo a disposizione dei suoi abbonati in alta definizione la nuova offerta di Sky Go. Un film in parte già visto ma con alcune variazioni strutturali di portafoglio, prima che di marketing: già lo scorso agosto, infatti, Sky aveva lanciato una prima versione di questo servizio solo per iPad e con una ipotesi di prezzo pari a 7 euro al mese oltre l'abbonamento casalingo (gli addebiti sarebbero dovuti partire da gennaio 2012).

Piano tariffario che fece infuriare i clienti che inondarono l'App Store della Apple con centinaia di commenti negativi, nonostante la maggioranza riconoscesse il buon funzionamento della piattaforma.
Tornato sui suoi passi ora Sky punta a distribuire i contenuti anche sui device mobili, a partire dai cellulari ma anche via computer, passando come sempre dal supermarket della Apple oppure, per quanto riguarda i Pc, dal sito www.skygo.it e nei prossimi mesi anche per tutti gli smartphone Android. Con una novità fondamentale rispetto all'estate del 2011: non ci sono costi aggiuntivi. I canali visibili sono venticinque (su un totale di 52 in alta definizione), dallo sport alle notizie, tutti i principali per area tematica, ad eccezione dei film, per i quali potrebbe esserci un ripensamento in futuro. In realtà la visione dei canali cinema su tablet e cellulari è limitata dalle royalties e dai diritti che le major chiedono sulle loro produzioni.

Tra i canali più importanti visibili grazie a Sky Go ci sono Sky Uno, Fox, Disney Channel, Disney Junior, National Geographic, History Channel e ovviamente il calcio. Una strategia innovativa che richiede investimenti non banali. «Nel 2012 investiremo 100 milioni di euro in innovazione, quasi il doppio sull'anno scorso - ha spiegato Andrea Zappia, amministratore delegato di Sky Italia – e del resto un detentore di iPhone su due in Italia è un abbonato Sky, mentre l'83% dei nostri abbonati ha un pc. E chi non riesce a cavalcare il cambiamento non può che esserne travolto».

La migrazione dei contenuti premium verso display alternativi alla televisione è dettata dal mutamento delle abitudini dei telespettatori e soprattutto dal moltiplicarsi dei media tecnologici, dei nuovi "contenitori-ricevitori" di notizie, video, eventi sportivi. Contenitori che un tempo servivano per fare altro (per telefonare?) oppure che addirittura non esistevano (vedi i tablet). Tutto questo significa riscrivere un business. E anche dal punto di vista pubblicitario i centri media dovranno abituarsi a considerare i formati dell'advertising digitale sempre meno ancillari rispetto alla televisione e sempre più capaci di vivere un'esistenza separata, perché necessariamente costruiti grazie a suggestioni semantiche trasversali rispetto ai Caroselli postmoderni che a volte ci tocca ancora guardare.

Ogni tecnologia, però, ha le sue criticità: ieri per esempio il sito di Sky è stato letteralmente preso d'assalto per l'attivazione del servizio, rendendo difficile la possibilità di abilitare la piattaforma. Record di download anche per le app: per esempio l'applicazione di Sky Go dell'iPhone ha raggiunto sempre nella giornata di ieri la vetta delle "top gratuite".
Passando infine alla concorrenza, Mediaset ha appena celebrato i primi cento giorni della sua piattaforma televisiva on demand, Premium Play, visibile su tv, computer xBox e da aprile anche su iPad.