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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2012 alle ore 07:00.

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Media impresa locomotiva, piccola in affannoMedia impresa locomotiva, piccola in affanno

«Come va? Incrociando le dita benino, e i primi mesi del 2012 sono al di sopra dei risultati dello scorso anno».
Riccardo Bigolin risponde sereno. La sua azienda, Selle Italia, è leader mondiale nelle selle da ciclismo di fascia alta, esporta l'87% dei ricavi, ha chiuso il 2011 con una crescita del 10% a 22 milioni di euro. Il suo caso per fortuna è replicato da molte altre realtà in Veneto, che però non bastano per togliere il segno meno dalle medie regionali. L'ultima indagine della Confindustria regionale realizzata dalla Fondazione Nord Est evidenzia una produzione del quarto trimestre in calo del 2,1%, appesantita in particolare dal mercato interno.

A livello settoriale l'unico comparto in crescita è l'alimentare mentre osservando il dato per classi dimensionali spicca il -6,8% per la produzione delle microimprese, quelle con meno di dieci addetti.
Lo scenario globale è aggravato da investimenti in frenata, un sistema di pagamenti bloccato, con 6 aziende su dieci che segnalano ritardi e quasi quattro su dieci che evidenziano una situazione tesa sul fronte della liquidità.
Se questo è il quadro, una prima distinzione cruciale, è però nei risultati realizzati sul mercato interno rispetto a quelli esteri: se le vendite nazionali sono in calo del 2,1% tra ottobre e dicembre, quelle internazionali crescono in media di due punti. Gli ordini nazionali, stima la Fondazione Nord Est, cederanno ancora l'1,9% tra gennaio e marzo, mentre restano quasi fermi quelli esteri.

«Per fortuna la Germania tira - aggiunge Bigolin -, ma siamo soddisfatti anche di Francia e Stati Uniti». Lo scorso anno l'azienda di Casella d'Asolo, tra Vicenza e Treviso, ha prodotto 1,5 milioni di selle, in gran parte nei due stabilimenti italiani «dove si fa fatica per il costo del lavoro, ma il prezzo di vendita consente di mantenere la produzione».
Ancora più spinta l'internazionalizzazione del gruppo Pavan, tra i leader mondiali nei macchinari per la produzione di pasta. L'azienda, 130 milioni di ricavi, per il 95% all'estero, ha già produzione assicurata per l'intero 2012. «Abbiamo appena firmato ordini per una ventina di milioni tra Sud America, Medio Oriente ed Europa - spiega con soddisfazione il direttore marketing Michele Darderi». Grazie all'export il gruppo di componentistica auto Fiamm prevede nel 2012 un budget in crescita, così come sono stati superiori al 2011 i primi mesi di Carraro, colosso della meccanica regionale.

Escludendo la frenata di fine anno, l'export veneto in effetti ha tirato parecchio, con 37,5 miliardi di ricavi piazzati oltreconfine fino a settembre. Il bilancio di fine anno potrebbe riportare il totale oltre quota 50 miliardi, il massimo storico realizzato nel 2007. E quasi un terzo dei ricavi esteri della regione arriva da Vicenza, vero trampolino internazionale del territorio. Cerchiamo al telefono un imprenditore della provincia, Isnardo Carta. Ci risponde da Tunisi. «Praticamente vivo all'estero - ci spiega - impossibile gestire a distanza i mercati. In Tunisia stiamo sviluppando una zona industriale e dopo un 2011 difficile credo che qui, come in Libia, vi siano grandi possibilità. Le competenze tecniche localmente sono poco diffuse e l'Italia può fare molto. Vicentini grandi esportatori? Accade da sempre, ora però è diventata una necessità, lavorare a casa propria è più comodo ma oggi in Italia si combatte per resistere, non si parla più di sviluppo».

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