Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 08 marzo 2012 alle ore 08:07.
L'ultima modifica è del 08 marzo 2012 alle ore 08:43.

My24

I casi nimby, tra i quali il mancato rigassificatore di Brindisi spicca per distruzione di prospettive, vanno letti su più livelli. Il più banale è quello dell'ideologia di accatto: marciare a favore di una moda, magari trascinando con sè inconsapevoli bambini, è un diversivo di gruppo che consente di sentirsi dotati di idee senza affaticare la mente. All'estremo opposto c'è l'avidità dei fautori di progetti alternativi, tipicamente edificatori, magari assistiti da fondi pubblici, capaci di devastare, quelli sì assai rapidamente, un territorio e lasciarlo per sempre desolatamente preda di opere inutili o invendibili o comunque brutte, ma redditizie per chi le ha perpetrate. Estremi opposti ma alleati nell'impedire opere che abbiano un senso sistemico.

In mezzo c'è un continuum di situazioni nelle quali l'impossibilità di procedere, apparentemente legata a un inspiegabile intreccio di inerzie, si rivela composta di molti e spiegabilissimi opportunismi, che appaiono quando l'intreccio viene svolto nelle vicende che lo compongono. Posizioni di populismo elettorale; estrazioni di vantaggi locali a carico di un'opera utile per la collettività, ripetute ricominciando sempre da capo la procedura, chiedendo ogni volta nuove compensazioni; diritti di veto usati per imporre soluzioni non ottimali; ricorsi pretestuosi da parte di imprese non vincenti; inadempienze inflitte al committente disarmato dal costo del contenzioso; perizie infedeli, e peggio. E una burocrazia la cui principale autodifesa consiste nel non assumere responsabilità. È una situazione che abbiamo visto in numerose situazioi e in tutta la Penisola.

Il groviglio di particolarismi negativi si contrappone all'interesse generale, che spesso rimane privo di sostenitori efficaci e immediati. Nel caso di Brindisi l'interesse è almeno nazionale, se non europeo. Proprio ieri su questo giornale il vicepresidente di Gazprom, Alexander Medvedev, ricordava con durezza la fragilità del sistema europeo di approvvigionamento di gas. Un sistema che non è stato in grado di far fronte a un'ondata di gelo di poche settimane, nonostante la crisi della domanda industriale, e certamente non valido per il futuro. Si dovranno costruire soprattutto nuovi rigassificatori, che consentono di accedere a risorse multiple e più lontane e di non dipendere soltanto da poche aree di produzione.

In questa prospettiva Brindisi era una buona opzione per la Puglia e per l'Italia, che potrebbe ambire a diventare un hub europeo per il gas; è una opportunità che non va sottovalutata, sia per l'occupazione diretta che comporta, pregiata e non delocalizzabile, sia per le attività indotte e per le opportunità imprenditoriali che ne potrebbero derivare. L'opzione di Brindisi ce l'hanno tolta e se la sono tolta. Così come alcuni abitanti della Valle di Susa, e gli attivisti appositamente convenuti, vorrebbero fare per la Tav.
Ma non è razionale, non è giusto, che istanze locali e contingenti decidano su effetti lontani nello spazio e nel tempo, che interessano ambiti nazionali e sovranazionali e le generazioni future. Se tutti i nimby d'Italia trionfassero, riuscirebbero ad accentuare il ritardo di sviluppo che già hanno prodotto e farebbero mancare anche le risorse che, affluendo dalle aree produttive del Paese, consentono per ora livelli di vita civili anche laddove in tutti i modi si ostacolano opere che la civilissima Svizzera realizza senza problemi. Bene fa il governo a non cedere e a preparare regole che pongano fine alla distruzione dell'interesse generale ad opera di particolarismi contingenti e locali.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi