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Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2012 alle ore 08:19.

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«I miei clienti italiani non investono, quelli esteri sì». Ennio Zaffaroni produce presse per lo stampaggio di lamiera e vive il credit crunch in modo indiretto. «Dopo tre anni di difficoltà sento in giro la voglia di investire – spiega – ma questa situazione non è assecondata dalle banche».
L'imprenditore lombardo, 13 milioni di ricavi previsti nel 2012, per l'85% realizzati all'estero, ci racconta di piani italiani bloccati per 4-5 milioni di euro, con i clienti frenati dalla scarsità di finanziamenti a medio-lungo termine, riluttanti a piazzare nuovi ordini in uno scenario di credito ancora complesso.
Il caso segnalato dall'imprenditore è replicato in tutta Italia e i dati di Via Nazionale confermano il trend.
A gennaio Bankitalia registra una gelata generale nella crescita dei prestiti, con un aumento globale dell'1,3% per le società non finanziarie.
Ma prendendo in considerazione i prestiti tra uno e cinque anni, che rappresentano uno stock di 132 miliardi, la situazione è decisamente peggiore: tra dicembre e gennaio i prestiti di questa tipologia si sono infatti ridotti di oltre sette miliardi, mentre il bilancio annuale vede un calo ancora più elevato, pari a 10,3 miliardi, una frenata di oltre il 7%.
A ciò si aggiunga la forte penalizzazione nei tassi di interesse praticati. Se è vero che il dato globale per le imprese scende leggermente al 4,06%, per i prestiti fino a un milione di euro tra uno e cinque anni il balzo è di oltre mezzo punto percentuale in un solo mese: si passa dal 5,85% di dicembre al 6,41% di gennaio.
I numeri di Bankitalia non fanno del resto che confermare le sensazioni che arrivano dal territorio.
Per Ambra Redaelli, responsabile credito di Confindustria Lombardia, la situazione di stallo è evidente. «Tassi così alti scoraggiano gli investimenti, in una fase in cui investire è già difficile, ed è evidente che sul medio termine molte operazioni al momento sono bloccate».
Lo scenario è confermato anche a nord est, dove le ultime analisi sul credito realizzate dalle associazioni confindustriali di Vicenza e Padova evidenziano le difficoltà nelle erogazioni.
Mario Ravagnan, delegato al credito per Confindustria Padova vede «un rallentamento enorme nei prestiti a medio termine» e segnala la preferenza per le banche nel finanziare a breve termine anche gli investimenti. «Il credito di durata più ampia – spiega – mi sembra sia uscito dalla strategia degli istituti. Molti colleghi mi segnalano la scelta delle banche di finanziare a breve termine, a sei otto mesi, dicendo all'imprenditore: poi ne riparliamo. Questo però quando i soldi arrivano, perché spesso non è così. E comunque in generale mi pare più facile in questa fase parlare di anticipi sul circolante che non di finanziamento degli investimenti».
Numerosi i casi concreti: dalla piemontese Lenti, che deve rinunciare ad ampliare lo stabilimento per le richieste eccessive delle banche, all'azienda tessile lombarda V&V che da sei mesi attende una risposta dagli istituti di credito per finanziare la costruzione di un nuovo magazzino. Per finire con la piccola milanese Opossumnet, che si è vista negare 20mila euro per finanziare il deposito di un brevetto nel campo della tracciabilità.
Il banchiere di un primario istituto ci conferma l'irrigidimento di gennaio sul medio termine, con le politiche di prezzo elevate «realizzate anche per scremare i progetti» e molte risposte interlocutorie del tipo: «rivediamoci tra un paio di mesi».
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Prestiti tra uno e cinque anni
I finanziamenti
Nel mese di gennaio i prestiti delle banche alle società non finanziarie sono aumentati di oltre cinque miliardi di euro, a quota 899 miliardi. Aggiungendo le microimprese (famiglie produttrici) si arriva ad oltre 1000 miliardi
L'aumento delle erogazioni si è però concentrato sui finanziamenti a breve termine, inferiori ad un anno, il cui importo è salito per le società non finanziarie a 349 miliardi, quasi 12 in più rispetto al mese di dicembre
Per gli importi erogati tra uno e cinque anni invece lo scenario è diverso, con lo stock di gennaio che scende a 132 miliardi. Si tratta di oltre sette miliardi in meno rispetto al mese di dicembre, di oltre dieci miliardi in meno rispetto allo stesso mese dell'anno precedente.
Per questa tipologia di investimenti vi è stata nel mese di gennaio anche un'impennata nei tassi di interesse. I prestiti tra uno e cinque anni per importi inferiori al milione di euro sono stati infatti prezzati al 6,41% di tasso di interesse, dal 5,85% di dicembre
Rispetto al mese di gennaio 2011 il balzo dei tassi per questa categoria di prestiti è stato pari a poco meno del due per cento, esattamente il gap che abbiamo in questo momento rispetto ai tassi praticati in Germania.
Situazione meno "tesa" per i prestiti a medio termini di importo maggiore, per valori superiori al milione di euro. In questo caso a gennaio il tasso medio è pari al 3,67%, praticamente stabile rispetto a dicembre.