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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2012 alle ore 08:13.
TORINO
«In Italia troppo spesso si rischia l'abuso, da parte dei territori, nel chiedere compensazioni in cambio del placet alla realizzazione di opere pubbliche. Se si eccede, il meccanismo può alterare il processo decisionale, che oltretutto incide in modo molto pesante sul costo degli interventi. Per uscire da una situazione come quella che in questi giorni si è creata per la Torino-Lione, è necessario che l'autorità che decide, in questo caso lo Stato, sia forte e credibile, così come ha dimostrato di essere il governo Monti. E garantisca il rispetto degli impegni presi». Alla vigilia del tavolo fra la Regione Piemonte e le amministrazioni locali, che domani tenterà di riprendere la via del dialogo per la Valsusa, Francesco Karrer, urbanista e presidente del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, spiega come il meccanismo delle compensazioni non debba cedere a richieste fuori luogo.
Nel documento in 14 punti, pubblicato giovedì sul sito della Presidenza del Consiglio a difesa delle scelte sul Tav, il Governo ha indicato (per la prima volta in modo esplicito) come i lavori della tratta transnazionale della Torino-Lione saranno accompagnati, in Italia, da uno stanziamento di 135 milioni di opere compensative. Si tratta esattamente del 5% (senza le riduzioni previste dalle recenti norme di legge) dei 2,7 miliardi che l'Italia dovrà investire nel progetto low-cost della tratta. Una cifra che, per la Valsusa, si aggiunge ai 200 milioni, che lo Stato impegnerà per cofinanziare il nodo di Torino e per l'acquisto di materiale rotabile, a vantaggio in primis della linea Torino-Modane: il via libera alla prima tranche di questo importo (20 milioni) potrebbe già arrivare dalla prossima riunione del Cipe. «Nella trattativa per le compensazioni – fa presente Karrer – è però necessario tenere conto che queste opere devono essere sempre in link con quella principale e ad essa strettamente connesse. Non è possibile pretendere interventi, che nulla hanno a che vedere con ciò che si va a realizzare o, ancor di più, compensazioni di tipo monetario».
Sul lato francese, così come da noi, la quota dei lavori di mitigazione ambientale e rilancio del territorio, che pioveranno in Maurienne, a corredo del cantiere del Tav, sono nell'ordine del 4-5% rispetto all'ammontare complessivo della spesa a carico dell'Eliseo. E sono coordinate con una regia unica. «Ma la Démarche Grand Chantier – conclude Karrer –, che da noi è stata recepita solo con una legge regionale del Piemonte, e che pure è un metodo, senz'altro utile, per applicare i decreti sulle compensazioni emanati in Francia già dalla metà degli anni Settanta, in applicazione della legge sulla natura, non è una procedura obbligatoria».
Per una linea decisa, che non ceda a ricatti locali, si sono espressi ieri anche altri esponenti politici. Fra i primi, il vice presidente della Commissione europea, Antonio Tajani, che in occasione di un incontro pubblico, a Bruxelles, ha specificato a proposito della Torino-Lione: «Non possiamo ritenere che soltanto a causa di gruppi di violenti si possa ancora una volta ostacolare la crescita. É impossibile parlare di uscire dalla crisi economica se, ogniqualvolta si realizzano dei progetti che puntano allo sviluppo, qualcuno ne impedisce la costruzione». Di segno opposto la visione di Nichi Vendola, leader di Sel, che spiega: «La critica delle grandi opere che violentano l'ambiente e la salute dei cittadini è legittima. Il welfare italiano è sotto attacco, solo le piramidi dei nuovi faraoni non possano essere messe in discussione».
Oggi a Bussoleno i sindaci no Tav si riuniranno per definire una linea comune in vista della riunione di domani a Torino (dove ieri si è svolta una manifestazione). Il Governatore del Piemonte, Roberto Cota, che in un primo tempo non aveva esteso l'invito alla Comunità montana di Sandro Plano, ha deciso di fare retromarcia. «Vogliamo evitare – ha detto lo stesso presidente della Giunta - che si creino tensioni e si parli di polemiche, quando invece noi vogliamo solo costruire».
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2,7 miliardi
Costo della tratta per l'Italia
È quanto deve pagare l'Italia
per la realizzazione del progetto
135 milioni
Opere compensative
Si aggiungono ai 200 milioni
per cofinanziare il nodo di Torino