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Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2012 alle ore 15:15.

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Separare gli effetti del budget sull’economia da quelli dell’economia sul budget è complicato. Ci sono diversi casi, come ad esempio l’Irlanda e la Danimarca negli anni ’80, in cui il consolidamento fiscale ha aiutato ad espandere l’economia nel breve termine grazie alla fiducia iniettata dai bassi tassi di interesse e di cambio valuta, che ha stimolato la domanda.

Ovviamente, se diverse economie mondiali tentano contemporaneamente di portare avanti una politica di consolidamento, con tassi di interesse già bassi e con alcune delle economie più grandi all’interno di un’unione monetaria, un risultato così favorevole è poco probabile. Ma le prove in grado di confermare se una maggiore spesa finanziata dal debito sia veramente in grado di risollevare la crescita economica sono contrastanti.

In un sondaggio recente, (una politica fiscale per la crescita economica, ndt), sono arrivato alla conclusione che un moltiplicatore a breve termine, ovvero un cambiamento totale dell’attività economica derivante da una maggiore spesa pubblica, potrebbe in teoria aumentare di due punti percentuali se la banca centrale riducesse il target del suo tasso di interesse a zero. In altre parole, un dollaro speso dal governo potrebbe far aumentare il PIL di due dollari nel breve termine.

L’inghippo è dato dal fatto che il moltiplicatore diventa negativo entro il secondo anno. Una maggiore spesa pubblica, infatti, contrae, invece di espandere, la crescita economica a lungo e medio termine. Inoltre, l’effetto a breve termine è ridotto nei paesi altamente indebitati e può persino risultare negativo durante le fasi di espansione economica nel caso in cui i nuclei familiari e le aziende, aspettandosi un aumento delle tasse quale finanziamento per la spesa futura, risparmiano invece di spendere.

Posporre il consolidamento fiscale significa rischiare di non attuarlo. Tuttavia, per contro, implementando una politica troppo aggressiva di consolidamento si può rischiare di ostacolare temporaneamente la crescita. I paesi che chiedono ulteriori incentivi per il finanziamento del debito si devono confrontare con una serie di contesti che dimostrano che un eccesso di debito pubblico impedisce la crescita per un lungo periodo di tempo. In un che dà seguito al loro libro This Time is Different (Questa volta è diverso, ndt), gli economisti Carmen Reinhart e hanno concluso che i rapporti debito/PIL superiori al 90% tendono ad essere associati ad un rallentamento della crescita annuale di un intero punto percentuale per un periodo di 23 anni. Un eccesso di debito sembra quindi comportare un costo cumulativo in termini di reddito perso superiore a quello prodotto da una profonda recessione.

Una politica lungimirante dovrebbe considerare gli effetti a breve, medio e lungo termine. Sia l’Europa che gli Stati Uniti necessitano urgentemente di riforme a lungo termine, ad esempio del sistema pensionistico statale e della sanità- L’Europa ha bisogno di una riforma strutturale del mercato del lavoro e deve risolvere il suo eccesso di debito sovrano, la crisi bancaria ed il futuro dell’euro. L’America deve invece riformare il suo codice in materia di tassazione per aumentare le entrate a favore di una più ampia schiera di persone e di attività economiche (metà della popolazione statunitense non paga un’imposta federale sul reddito ed il codice in materia di tassazione esclude o agevola diverse fonti di reddito).

Nei prossimi anni (in una prospettiva di medio termine) tutti i paesi dovrebbero implementare una politica di consolidamento dalla quale sia difficile tornare indietro e che sia in grado di convincere il settore privato dell’attuazione di una modifica graduale o ritardata da implementare inizialmente sulla spesa del budget. Un consolidamento di successo dipende infatti generalmente da un taglio alla spesa piuttosto che da un aumento delle tasse, con un rapporto di cinque o sei a uno. Negli anni ’80 e ’90 gli Stati Uniti hanno ridotto la spesa del 5% del PIL e bilanciato il budget riuscendo a portare avanti una crescita solida. Il Canada negli ultimi vent’anni ha diminuito la spesa dell’8% del PIL continuando a prosperare.

Nel breve termine, la flessibilità di spesa risulta adeguata solo nel caso in cui vengano attuate misure sul medio e lungo termine. Un simile compromesso, tra Germania ed Europa del sud e tra repubblicani e democratici statunitensi, dovrebbe essere economicamente e politicamente attuabile.

Di fronte alle difficoltà dei cittadini, i leader politici si trovano ad affrontare un compito scoraggiante: adottare riforme credibili nel medio e nel lungo termine senza far deragliare l’economia nel breve termine. Tutto questo, con un margine di errore molto stretto dal punto di vista economico, e ancor più stretto dal punto di vista politico.

Traduzione di Marzia Pecorari

Michael Boskin, attualmente professore di economia presso l’Università di Stanford e ricercatore senior presso l’Hoover Institution, è stato presidente del consiglio dei consulenti economici sotto la presidenza di George Bush tra il 1989 ed il 1993.

Copyright: Project Syndicate, 2012.www.project-syndicate.org

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