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Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2012 alle ore 14:34.

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NEW YORK – Le critiche mosse nei confronti degli aiuti internazionali sono sbagliate. Una crescente ondata di dati dimostra che i tassi di mortalità in numerosi Paesi poveri stanno registrando un netto calo, e che i programmi finanziati dagli aiuti per la fornitura di assistenza sanitaria hanno rivestito un ruolo chiave. Gli aiuti funzionano. Salvano vite umane.

Uno degli più recenti, condotto da Gabriel Demombynes e Sofia Trommlerova, dimostra che la mortalità infantile in Kenya (bambini al di sotto di un anno di età) è precipitata negli ultimi anni e attribuisce una parte significativa del miglioramento al massiccio uso di zanzariere da letto anti-malaria. Questi risultati coincidono con quelli di altro importante studio sui condotto da Chris Murray e altri, che in modo simile ha riscontrato un notevole e rapido calo delle morti causate dalla malaria dopo il 2004 nell’Africa subsahariana grazie alle misure messe in atto per controllare la malaria e finanziate dagli aiuti.

Spostiamo le lancette dell’orologio indietro di dodici anni. Nel 2000 l’Africa era strangolata da tre grandi epidemie. L’Aids uccideva oltre due milioni di persone ogni anno e si diffondeva rapidamente. La malaria mieteva sempre più vittime, a causa della crescente resistenza del parassita al farmaco standard utilizzato all’epoca. Anche la tubercolosi colpiva duramente la popolazione, in parte a seguito dell’epidemia dell’Aids e in parte per l’insorgenza di un ceppo di tbc resistente agli antibiotici. Per di più, centinaia di migliaia di donne morivano ogni anno durante il parto, perché non avevano accesso a degenze sicure in una clinica o in un ospedale o all’assistenza di emergenza quando necessaria.

Queste crisi interconnesse hanno spinto all’azione. Gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno adottato gli Obiettivi di sviluppo del millennio (Mdg) nel settembre del 2000. Tre degli otto obiettivi – ridurre la mortalità infantile, la mortalità materna e le malattie epidemiche – si focalizzano direttamente sulla salute.

In modo analogo, l’Organizzazione mondiale della sanità ha fatto un appello importante per migliorare l’assistenza sanitaria nei paesi in via di sviluppo. E i leader africani, guidati dall’allora presidente della Nigeria, Olusegun Obasanjo, hanno accettato la sfida di combattere le epidemie presenti nel continente. La Nigeria ha ospitato due summit epocali, sulla malaria nel 2000 e sull’Aids nel 2001, che hanno dato un impulso cruciale all’azione.

Al secondo di questi summit, l’allora Segretario generale dell’Onu Kofi Annan ha richiesto la creazione del Fondo globale per combattere l’Aids, la tubercolosi e la malaria, che è diventato operativo nel 2002, finanziando i programmi di prevenzione, trattamento e cura per le tre malattie. I Paesi ad alto reddito alla fine concordarono di ridurre il debito dovuto ai Paesi poveri fortemente indebitati, consentendo loro di spendere più denaro in sanità e meno nei pagamenti paralizzanti dovuti ai creditori.

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