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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2012 alle ore 16:08.

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(Reuters)(Reuters)

PECHINO – La Cina ha senza dubbio beneficiato del sistema mondiale creato e sostenuto dagli Stati Uniti. Infatti, il viaggio di Richard Nixon in Cina, del 1972, ha aperto la porta al rientro della Cina nella comunità internazionale.

La maggior parte dei vent’anni seguenti sono stati una luna di miele per le relazioni sino-americane. Sul fronte economico, gli Stati Uniti non hanno concesso alla Cina soltanto lo status di paese privilegiato nei loro rapporti commerciali, ma ne hanno anche permesso l’approccio mercantilista al commercio ed alla finanza internazionale, in particolare hanno ammesso il suo regime a doppio tasso di cambio. Negli anni novanta, i legami economici bilaterali hanno continuato ad espandersi. Il sostegno americano all’integrazione della Cina nel sistema economico mondiale ha avuto il suo culmine con l’adesione del paese all’Organizzazione del Commercio Internazionale nel 2001. Da allora, le esportazioni cinesi sono cresciute di cinque volte.

Ovviamente, l’inadeguata protezione cinese dei diritti di proprietà intellettuale ha compromesso le relazioni tra i due paesi (un problema che può danneggiare più le imprese cinesi che quelle americane, in quanto scoraggia le società americane –e gli altri paesi avanzati- dal diffondere nuove tecnologie in Cina). Sia il ruolo delle imprese statali cinesi, che il sostegno ufficiale cinese ai campioni nazionali del settore tecnologico (società privilegiate che quasi certamente utilizzano i soldi del governo con noncuranza) hanno contribuito a compromettere le relazioni.

In effetti, l’approccio della Cina è simile al gioco d’azzardo contro le probabilità. Il successo delle innovazioni tecnologiche sono eventi casuali che seguono la legge dei grandi numeri. Se lasciate al libero mercato, molte imprese e molti individui cercano di innovare, in modo che la probabilità complessiva di successo può aumentare notevolmente. Il mercato permette alla legge dei grandi numeri di funzionare, mentre invece il sostegno pubblico ad un numero limitato di imprese privilegiate la indeboliscono.

Ma nessuno di questi problemi, e neppure il tasso di cambio, sono alla radice degli attuali squilibri mondiali. Si consideri il tasso di cambio. Il Regno Unito ha mantenuto l’avanzo delle partite correnti per tutto il secolo precedente alla Prima Guerra Mondiale, e gli Stati Uniti hanno fatto lo stesso per circa ottant’ anni, fino al 1980. Ma, a quanto pare, nessuno dei due paesi lo ha fatto manipolando il tasso di cambio.

Inoltre, le economie che hanno cercato di colmare il disavanzo estero con gli Stati Uniti, sostanzialmente dopo la Seconda Guerra Mondiale, in particolare la Germania, il Giappone, la Corea del Sud, Singapore e Taiwan, hanno gestito l’avanzo di bilancio per tutto il periodo della loro rapida crescita. Questo contraddice l’opinione diffusa tra gli economisti americani che i paesi in rapida crescita dovrebbero contrarre prestiti oggi, in cambio di quote maggiori dell’economia mondiale nel futuro.

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