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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2012 alle ore 12:39.

Romney si oppone ad ulteriori stanziamenti federali in favore degli stati, sostenendo che è tempo di tagliare le spese pubbliche ed aiutare il popolo americano. Ma gli insegnanti, i vigili del fuoco, i poliziotti sono americani che aiutano altri americani. La velocità a cui il pubblico impiego, che ha raggiunto i livelli del 2006, sta cadendo non si era più vista dal 1940 ad oggi. Se, negli ultimi tre anni, il pubblico impiego fosse cresciuto quasi allo stesso tasso di crescita della popolazione, come è avvenuto nel corso della presidenza di George W. Bush, il tasso di disoccupazione sarebbe attorno a 7% anziché a 8.2%, grazie a circa 800 mila posti di lavoro supplementari.
Allo stesso modo, il Congresso non è riuscito ad approvare la richiesta di Obama di 90 miliardi di dollari per la spesa in infrastrutture aggiuntive, che avrebbe supportato circa 400 mila posti di lavoro, nonostante il fatto che gli USA hanno esigenze infrastrutturali sprovviste di fondi per almeno 1.1 mila miliardi di dollari. Inoltre, gli investimenti in infrastrutture non solo creano posti di lavoro a breve termine, ma promuovono anche la competitività a lungo termine.
Complessivamente, il Congresso ha lasciato sul tavolo dei negoziati almeno un milione di posti di lavoro, rendendo i lavoratori disoccupati ostaggi dell’esito delle elezioni di novembre.
Nel frattempo, in risposta alla persistente pressione mediatica, Romney ha presentato le sue politiche per incrementare a breve termine la creazione di posti di lavoro. Politiche non convincenti. Romney dichiara che assicurerebbe che il paese coinvolga un più gran numero di lavoratori nel settore energetico. Ma, benché l’industria petrolifera e del gas sia cresciuta in modo significativo dal 2007, occupa meno di 200 mila persone, il che implica un effetto trascurabile, anche se l’occupazione nel settore raddoppiasse nel breve periodo.
E, mentre Romney dichiara la sua intenzione di aprire nuovi mercati esteri, Obama ha da poco realizzato proprio questo, incassando l’approvazione di tre importanti accordi commerciali ed incrementando il sostegno federale alle esportazioni americane, che sono in crescita con una velocità di circa due volte superiore a quanto avvenuto durante la ripresa dalla recessione del 2001. Inoltre, la promessa di Romney di accusare la Cina, il terzo mercato di esportazione degli Stati Uniti, di manipolazioni della valuta, e mediante l’imposizione di dazi pesanti sulle importazioni cinesi, quasi sicuramente invita a rispondere con ritorsioni, causando un calo delle esportazioni statunitensi e quindi dei posti di lavoro.
Romney abrogherebbe anche la Cura- Obama –la legge sulla riforma sanitaria del 2010- perché spaventa le piccole imprese ad assumere. Ma le prove di quest’affermazione sono scarse ed aneddotiche. Un recente sondaggio ha rilevato che le imprese più piccole sostengono la riforma. La maggior parte delle imprese, piccole e grandi, cita la domanda insufficiente come la ragione principale del fatto che non assumono.
Né sembra probabile che la promessa di Romney di adottare un taglio immediato alla spesa federale discrezionale di un ulteriore 5% possa rilanciare la crescita dell’occupazione, come egli afferma. Quando un’economia soffre di alta disoccupazione e di debole domanda aggregata, i tagli alla spesa determinano contrazione. Romney ha ammesso questo punto di recente, riconoscendo che la scogliera fiscale- la scadenza dei tagli fiscali dell’era Bush alla fine di questo anno, insieme con i grandi tagli alla spesa già in programma - avrebbe spinto l’economia in recessione.
Infine, oltre ad estendere i tagli fiscali di Bush, Romney promette una riduzione generalizzata del 20% sulle addizionali delle imposte dirette ed una riduzione significativa dei tassi aziendali per incoraggiare le imprese ad assumere più lavoratori. Nonostante i forti tagli sulle addizionali delle imposte sui redditi all’inizio dell’amministrazione Bush, tra il 2000 ed il 2007, il tasso di crescita dell’occupazione è stato comunque la metà di quello dei precedenti trenta anni.
Anche se i nuovi tagli fiscali di Romney rafforzassero gli investimenti e la crescita sul lungo periodo (una proposta discutibile che dipende da come sono finanziati), a breve termine il loro effetto sulla creazione di posti di lavoro sarebbe minimo, e comporterebbe una notevole perdita di entrate. Infatti, queste riduzioni hanno uno scarso rendimento sulla misura dell’efficacia di bilancio del CBO.
Sono convincenti le proposte di Obama volte a stimolare la creazione di posti di lavoro, laddove quelle di Romney avrebbero scarso o alcun effetto –ed alcune potrebbero addirittura peggiorare le cose. Gli elettori devono conoscere la differenza.
Laura Tyson, professore presso la Haas School of Business della University of California, Berkeley, è stata a capo del Consiglio dei Consulenti Economici del Presidente degli Stati Uniti.
Copyright: Project Syndicate, 2012.www.project-syndicate.org
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