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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2012 alle ore 17:56.

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BRUXELLES – A seguito dell’intensificarsi della crisi dell’euro e delle decisioni prese all’ultimo vertice dell’UE, in particolar modo dell’impegno dei leder europei a intraprendere la strada , è giunto il momento di chiedersi cosa succederà adesso. Indipendentemente dal risultato finale, l’attuale crisi delineerà infatti il futuro dell’integrazione europea.

Nello scenario peggiore, la crisi del debito sovrano potrebbe provocare un’implosione dell’eurozona con effetti negativi immediati sulla stessa UE. Fortunatamente, questo scenario continua a rimanere improbabile vista la volontà da parte dei paesi UE, sia all’interno che all’esterno dell’eurozona, di evitare un enorme collasso economico, finanziario, politico e sociale che un simile contesto implicherebbe. Tuttavia, il pericolo di una disintegrazione è aumentato nel tempo, ed oggi un simile contesto non può più essere del tutto escluso.

Allo stesso tempo, sembra improbabile che gli stati membri siano pronti e in grado di fare un salto enorme verso un’ unione di stati dell’Europa, ovvero un vera e propria entità federale in cui i paesi dell’UE accettino di rinunciare alla propria sovranità nazionale su una scala senza precedenti.

I dati registrati sin dal 2010 suggeriscono che l’approccio del tirare avanti rimarrà la prassi dominante dell’UE nel futuro immediato. Ma, contrariamente al passato, le pressioni sempre più forti sull’esistenza della valuta unica e lo scrutinio costante da parte dei mercati e dei cittadini richiederà delle risposte coraggiose sul fronte delle politiche che vadano al di là del più basso comune denominatore.

Ma in fin dei conti, l’ambizioso approccio del tirare avanti porterà, molto probabilmente, ad un livello più alto di integrazione fiscale ed economica sui generis (in particolar modo nei paesi dell’eurozona), con una sincronizzazione vincolante dei budget nazionali, un maggior coordinamento economico e, nel tempo, anche un forma limitata di mutualizzazione del debito. In altre parole, la risoluzione della crisi richiederà più Europa, sebbene sia impossibile prevedere il risultato finale in quanto derivante da un processo complesso mirato a conciliare posizioni divergenti e opposte sia all’interno dell’UE che tra i paesi dell’eurozona.

I leader dell’UE hanno chiesto ad Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, di sviluppare, in collaborazione con i presidenti della Commissione europea, l’Eurogruppo e la Banca Centrale Europea, una road map per ottenere un’ unione monetaria ed economica vera. Il rapporto finale, previsto per dicembre 2012, dovrebbe individuare i nuovi passi da intraprendere sulla base dei trattati UE e le misure che richiedono invece eventuali modifiche ai trattati.

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