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Questo articolo è stato pubblicato il 31 luglio 2012 alle ore 16:55.

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NEW HAVEN – Il consumatore americano è solo l’ombra del consumatore onnipotente che è stato. Negli Stati Uniti, il consumo personale è cresciuto ad un tasso annuo di solo 1.5% in termini reali (al netto dell’inflazione), nel secondo trimestre del 2012 – e non si è trattato di un’anomalia. Purtroppo, continua un percorso di debolezza che è stato evidente dall’inizio del 2008.

Nel corso degli ultimi 18 trimestri, la crescita annua della domanda di consumo reale è stata in media solo il 0.7%, rispetto ad un trend di crescita del 3.6% nel decennio precedente allo scoppio della crisi. Mai prima d’ora il consumatore è stato così debole, così a lungo.

La causa non è un segreto. I consumatori hanno puntato in modo smisurato su due bolle speculative – quella immobiliare e quella creditizia. Sconsiderate politiche monetarie e di regolamentazione hanno trasformato l’umile dimora in un bancomat, permettendo alle famiglie di estrarre dollari da bolle e vivere al di sopra dei propri mezzi.

Entrambe le bolle sono scoppiate da tempo, e le famiglie americane sono ora alle prese con la devastazione finanziaria del dopo- bolla – e cioè, attività sommerse, debito elevato a livelli da record, e profonda carenza di risparmio. Al tempo stesso, una disoccupazione estremamente elevata e una crescita del reddito sotto la media si sono combinati per stringere il cappio su consumatori sovraesposti.

Come risultato, le famiglie americane si sono ripiegate su se stesse come mai prima. I consumatori dirottano il piccolo reddito che guadagnano dalla spesa verso il pagamento del debito e la ricostruzione del risparmio. Questo è sia logico che razionale –e quindi non qualcosa che la Federal Reserve americana possa compensare con facilitazioni monetarie non convenzionali.

Il ridimensionamento senza precedenti dei consumatori americani ha rivoltato il calcolo della crescita dell’economia americana dalla testa ai piedi. Solitamente il consumo rappresenta il 70% del PIL (il 71% del PIL nel secondo trimestre, per la precisione). Ma il 70% è a malapena in crescita, ed è improbabile una forte espansione in qualsiasi periodo del prossimo futuro. Ciò pone un pesantissimo fardello sopra l’altro 30% dell’economia americana per generare un qualsiasi tipo di ripresa.

In effetti, l’altro 30% non si è comportato male, specialmente se si considerano le gravi turbolenze provenienti dal 70% dei consumatori. Il 30% consiste principalmente in quattro componenti – spese in conto capitale da parte delle imprese, le esportazioni nette (esportazioni meno importazioni), edilizia residenziale, ed acquisizioni statali. (Tecnicamente, dovrebbe essere incluso il tasso di investimenti in scorte, ma questo è un cuscinetto ciclico tra produzione e vendite, piuttosto che una fonte di domanda finale.)

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