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Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2012 alle ore 20:30.

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Con la probabile eccezione dell’estensione dei tagli fiscali dell’era Bush, l’attuazione di tali modifiche richiederebbe parecchio tempo. E anche nel caso in cui venissero emanate, i loro effetti sulla creazione di posti di lavoro nell’immediato sarebbero minimi. Una riduzione complessiva delle aliquote fiscale registra scarsi risultati in termini di efficacia di bilancio (il numero di posti di lavoro creati per dollaro di costi di bilancio). La diminuzione delle trattenute in busta paga e la spesa in programmi come i buoni alimentari e i sussidi per la disoccupazione sono decisamente più efficaci.

Romney esagera anche sugli effetti a lungo termine della crescita legati alle sue proposte fiscali. Ridurre le singole aliquote fiscali e le tasse sui risparmi e gli investimenti alla meglio innesca lievi incrementi nell’occupazione, nell’impegno sul lavoro e nel reddito. Nonostante i tagli fiscali dell’era Bush, l’espansione 2001-2007 è stata la peggiore del periodo postbellico in termini di investimenti, occupazione, salari e crescita del Pil. La creazione di posti di lavoro e la crescita sono stati nettamente maggiori a seguito degli aumenti delle tasse attuati dal presidente Bill Clinton negli anni 90.

Inoltre, se tutti i tagli fiscali desiderati da Romney fossero finanziati senza pesare sulle entrate, come promette, solo la composizione delle tasse cambierebbe; la complessiva percentuale fiscale del Pil no. Non vi è prova che ciò incentiverebbe in modo significativo la crescita, come afferma Romney.

Sulla base di quanto ci ha detto Romney, possiamo giungere alla conclusione che il suo piano inasprirebbe anche il deficit degli investimenti pubblici. La promessa di Romney di limitare la spesa federale al 20% del Pil entro il 2016, e di mantenere al contempo la spesa destinata alla sicurezza nazionale al 4% del Pil e lasciando inalterati i programmi di assistenza sociale e sanitaria come Social Security e Medicare per coloro che hanno almeno 55 anni, implica un’esenzione superiore al 50% della spesa pubblica dai tagli per il prossimo decennio. Per abbattere il tetto del 20%, la spesa su tutto il resto dovrebbe essere tagliata di almeno 40% entro il 2016 e del 57% entro il 2022.

Tutto il resto include gli investimenti pubblici in tre aree principali da cui dipende la crescita e i lavori con un salario elevato: istruzione, infrastrutture e ricerca. Queste aree rappresentano meno dell’8% della spesa federale, e la loro percentuale è in costante calo. Con Romney scenderebbe a nuovi minimi.

Tutto il resto include altresì la spesa sui programmi che aiutano le famiglie a basso reddito, come i buoni alimentari, le borse di studio e l’assistenza sanitaria Medicaid. Il sostiene che quasi due terzi dei tagli alla spesa del bilancio Ryan deriverebbero da tali programmi. Romney offre pochi dettagli, ma la matematica dimostra che il suo programma richiederebbe tagli ben più netti in questi programmi rispetto al piano di Ryan.

Nel frattempo il piano di Romney incrementerebbe effettivamente le tasse sulle famiglie a medio reddito; compensa le aliquote più basse delle imposte sul reddito eliminando detrazioni fiscali come quelle per le donazioni e le ipoteche, dando precedenza ai risparmi e agli investimenti. Ma non vi sono abbastanza agevolazioni fiscali per i ricchi per coprire un’altra riduzione del 20% nell’aliquota delle imposte sul reddito. È per questo motivo che l’imparziale centro di ricerca ha scoperto che il piano di Romney taglierebbe le tasse complessive per le famiglie con redditi superiori a 200.000 dollari, ma richiederebbe un incremento fiscale medio annuo di almeno 2.000 dollari per famiglie con redditi compresi tra 100.000 e 200.000 dollari.

Il piano fiscale di Romney renderebbe altresì il sistema federale di imposte e trasferimenti notevolmente meno progressista, peggiorando la disuguaglianza dei redditi, che è già al suo massimo livello dalla Grande Depressione. La crescente disuguaglianza dei redditi alimenta un crescente deficit di opportunità per i bambini nati nelle famiglie povere e a medio reddito, che si riflette nelle disparità dei gradi di istruzione a seconda del background familiare e in un declino della mobilità intergenerazionale. Con Romney il deficit di opportunità si amplierebbe, derubando al Paese i talenti futuri e la produttività.

Romney ha fornito pochi dettagli sul piano di riduzione dei deficit. Ma sulla base di quanto ha già rivelato, sappiamo che incrementerebbe il deficit occupazionale, il deficit degli investimenti e il deficit di opportunità, con conseguenze negative per la crescita e la prosperità future.
Traduzione di Simona Polverino

Laura Tyson, ex capo del Consiglio dei consulenti economici del presidente degli Stati Uniti è docente presso la Haas School of Business dell’Università della California, Berkeley.

Copyright: Project Syndicate, 2012.

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