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Questo articolo è stato pubblicato il 02 novembre 2012 alle ore 16:07.

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Un’altra ragione della rivalutazione è dovuta alla politica di cambio fisso dello yuan sul dollari, che ha oscillato in maniera sempre maggiore dall’ottobre 2011. Di conseguenza, mentre il renminbi ha prodotto scarsi risultati nei confronti del dollaro nella prima metà di quest’anno (anche con una svalutazione temporanea), il fiscal cliff (stretta fiscale) statunitense di fine anno, insieme al programma QE3, ha indebolito il dollaro sin dall’inizio del terzo trimestre, riportando indietro il tasso di cambio al livello di inizio anno.

Ma vi è ancora la necessità di essere vigili. Mentre i mercati onshore e offshore del renminbi restano disgiunti, l’inizio della contrattazione in renminbi sul mercato dell’intermediazione consente allo mercato offshore del renminbi di Hong Kong (CNH) di coesistere con il mercato onshore (CNY), lasciando un ampio margine di arbitraggio. Dato che i tassi di rendimento reali ed attesi sono più alti del tasso di rendimento reale di altre valute, il renminbi ha acquisito una posizione finanziaria positiva rispetto alle valute estere, rafforzando la tendenza a possedere titoli attivi in renminbi e passività in valuta estera.

Dato che la Cina esercita tuttora controlli sui capitali, non è facile per gli investitori stranieri destinare il loro denaro al mercato CNY. Di conseguenza, la maggior parte dei flussi esteri vengono deviati attraverso il mercato CNH. In effetti, l’Autorità Monetaria di Hong Kong ha dovuto iniettare liquidità nel suo sistema bancario per quattro volte negli ultimi mesi –più di 14.4 miliardi di dollari di Hong Kong (HK) - per stabilizzare il tasso di cambio del dollaro di HK, il che indica chiaramente che i capitali internazionali hot money a breve termine che affluiscono in realtà sono diretti verso il continente.

Anche con il suo recente rafforzamento, il renminbi si trova all’interno di un’equilibrata fascia di tassi di cambio, adeguata alla sua bilancia commerciale; tuttavia l’economia cinese non sarebbe in grado di sopportare un forte rialzo del tasso di cambio. Per fortuna, ciò non sembra probabile. Infatti, entrambi i tassi degli scambi DF e NDF (Deliverable e Non Deliverable Forward) anticipano la svalutazione ad un anno del renminbi rispettivamente di 2.3% e 1.7%.

In realtà, il renminbi potrebbe di nuovo entrare in corto circuito –molto probabilmente mediante il suo mercato CNH. All’inizio del dicembre 2008, la crisi mondiale ha portato ad una fuoriuscita globale di capitali dalla Cina, e il tasso di cambio del renminbi è sceso al livello più basso per quattro giorni di seguito – un record dalla riforma dei tassi di cambio del 2005. In seguito, a partire dal 30 novembre 2011, per sette giorni, il tasso di cambio si è avvicinato al fondo della fascia di oscillazione, causando il panico sul mercato. Questi eventi non sono ricordi lontani.

Dopotutto, il tasso di cambio di una valuta non è determinato soltanto dai suoi fondamentali economici. Ci saranno sempre flussi esteri a breve termine che possono aumentare la volatilità di una valuta. In effetti, dopo la sua recente radicale rivalutazione, il renminbi potrebbe rivelarsi un obiettivo primario per operatori finanziari che vendono allo scoperto.

Zhang Monan è membro del China Information Center e della China Foundation for International Studies, è anche ricercatore presso la China Macroeconomic Research Platform.

Copyright: Project Syndicate, 2012.

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