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Questo articolo è stato pubblicato il 31 dicembre 2012 alle ore 13:47.

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In secondo luogo, e più importante per coloro che si preoccupano per la salute dell'economia statunitense, il processo non trova la giusta descrizione nell'espressione "precipizio fiscale". Si tratta, piuttosto, di una bomba di austerità che colpisce un'economia in cui la disoccupazione continua a essere elevata, il rapporto tra posti di lavoro e popolazione resta spaventosamente basso, e s'intravedono solo deboli segnali di un restringimento dell'ampio divario tra la produzione attuale e quella potenziale.

Il periodo antecedente la detonazione della suddetta bomba, cioè gli ultimi due mesi, ha già ridotto la stima di crescita del Pil reale nel 2013 dal 3% al 2,5%, e ha previsto un probabile aumento della disoccupazione dal 7,5% al ​​7,7% entro la fine del 2013. Il perpetuarsi del danno, giorno dopo giorno dall'inizio di gennaio alla fine di giugno, avrà un impatto grosso modo lineare sulla performance economica nel 2013, riducendo il tasso di crescita del Pil reale per l'intero anno dello 0,0084% - e solo se alla fine verrà raggiunto un accordo che non avrebbe causato alcun danno economico nel 2013 se fosse stato raggiunto il 10 novembre 2012. Se non si giungerà a un accordo entro il 30 giugno, il tasso di crescita del Pil reale americano nel 2013 sarà probabilmente pari a -0,5%, con un ritorno del tasso di disoccupazione stimato all'8,9%.

I tagli alla spesa e gli aumenti fiscali che nel lungo periodo ristabiliscono l'integrità fiscale e riportano il bilancio in pareggio sono positivi. La loro simultaneità nel colpire un'economia debole e ancora depressa, invece, non ha nulla di positivo. Pertanto, i funzionari americani si trovano ad affrontare quattro compiti.

Innanzitutto, repubblicani e democratici devono negoziare un accordo bipartisan per allungare i tagli alla spesa e gli aumenti fiscali che entreranno in vigore a partire dall'1 gennaio 2013. In tal modo, il loro effetto sull'economia sarà graduale e spalmato su un arco di cinque anni, anziché tutto in una volta.

In secondo luogo, la Federal Reserve dovrebbe ampliare il proprio allentamento quantitativo e promuovere programmi di orientamento. Nel 2013, la spesa dei consumatori diminuirà a causa dell'aumento delle tasse, e così anche quella del governo, il che significa che qualcuno dovrà spendere di più. L'edilizia immobiliare e le esportazioni sono i candidati più scontati, ed entrambe possono essere incoraggiate da operazioni di bilancio più aggressive da parte della Fed, unitamente alla promessa di mantenere bassi i tassi di interesse nominali e di un'inflazione più alta sul medio periodo.

In terzo luogo, bisognerebbe utilizzare le grandi società finanziarie sponsorizzate dal governo, come la Fannie Mae e la Freddie Mac, come strumenti di politica macroeconomica, per riportare l'edilizia immobiliare a un livello di tendenza di lungo termine. Questo si sarebbe dovuto fare cinque anni fa, ma meglio tardi che mai.

Infine, il segretario Usa al Tesoro, anche qui con cinque anni di ritardo, dovrebbe annunciare che, se la dottrina del simbolo del dollaro era adeguata (e nell'interesse dell'America) durante il boom del .com, oggi, in seguito alla scoppio della bomba di austerità, il Paese ha bisogno di un dollaro debole.

Raggiungere l'accordo sbagliato pur di disinnescare la bomba o proteggere l'economia dal suo impatto servirebbe solo a resuscitare il deficit di bilancio strutturale americano, un risultato davvero pessimo. La mancata realizzazione dei quattro compiti sopra descritti rappresenta la quasi garanzia di una nuova recessione in America, anche se si raggiungesse un buon accordo sull'allungamento degli aumenti fiscali e dei tagli alla spesa. E qualora non si raggiungesse alcun accordo su questo, portare a termine anche solo gli ultimi tre compiti limiterebbe almeno i danni successivi.

Traduzione di Federica Frasca

J. Bradford DeLong, ex vicesegretario al Tesoro americano, è professore di economia all'Università della California di Berkeley e ricercatore associato presso il National Bureau for Economic Research.

Copyright: Project Syndicate, 2012.

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