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Questo articolo è stato pubblicato il 29 gennaio 2013 alle ore 16:49.

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Buchanan aveva predetto che, non rivelando il costo totale in cui si incorre, la capacità di finanziare la spesa pubblica attraverso i deficit avrebbe portato ad un aumento della spesa e ad una riduzione delle tasse a discapito delle generazioni future non rappresentate in modo diretto nelle elezioni. Ha quindi previsto, con ragione, un aumento consistente dei deficit e del debito e una conseguente espansione dei governi.

Purtroppo, in questo contesto, le previsioni di Buchanan si sono avverate e, ancor prima di quanto previsto, la crisi finanziaria ed una profonda recessione hanno portato ad un’ulteriore espansione dell’entità e dell’autonomia dei governi, insieme ad un aumento dei deficit e all’esplosione del debito negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone. Buchanan ha sostenuto assiduamente una riduzione della spesa pubblica, il pareggio di bilancio (arrivando persino a chiedere una modifica della Costituzione statunitense sul pareggio di bilancio), ed una regolamentazione semplificata.

Insieme a Milton Friedman e a molti altri, Buchanan ha poi giustamente sottolineato che i fallimenti del governo sono numericamente uguali ai fallimenti del mercato. Pertanto, anche nei settori dell’infrastruttura e dell’istruzione, è necessario paragonare i benefici ed i costi delle politiche fiscali e normative difettose che tendono ad essere implementate da funzionari inattendibili e volti ai propri interessi, con risultati di mercato potenzialmente difettosi.

I fallimenti da parte dei governi comprendono la ricerca di rendita, spese ingiustificate, l’ingegneria sociale, la cattura normativa e una dipendenza indotta. I fallimenti del mercato o le accuse rispetto a bisogni rimasti insoddisfatti non sono comunque sufficienti ad imporre l’intervento del governo nell’economia privata, in quanto la cura potrebbe portare a risultati peggiori della malattia.

Ci sono, ovviamente, dei programmi governativi importanti e di successo. In America, tramite il G.I. Bill del secondo dopoguerra furono stanziati dei fondi a sostegno dell’istruzione superiore per i soldati congedati; un investimento nel capitale umano decisamente vantaggioso. La previdenza sociale ha poi aiutato la riduzione della povertà tra i più anziani, mentre l’esercito ha assicurato la sicurezza e la libertà degli Stati Uniti.

Ma il divario tra le soluzioni da manuale delineate nelle università e nei think tank e la realtà può essere immenso. Un aumento della spesa o una maggiore regolamentazione non portano sempre a dei risultati migliori.

La spesa pubblica è soggetta a rendimenti marginali, proprio come qualsiasi altra categoria. I programmi diventano delle entità consolidate, si sviluppano in soggetti potenti e diventano difficili da ridurre. Sono pochi i programmi con obiettivi che rispondono a necessità reali, o destinati ai veri bisognosi, in quanto i politici si comprano i voti espandendo il raggio d’azione ben oltre ciò che è necessario per raggiungere gli obiettivi prefissati. Ecco da dove deriva lo sdegno di Buchanan per l’azione governativa romanticizzata.

In tutti i paesi, una delle aspettative deluse del dibattito in corso sulla spesa, le tasse, i deficit ed il debito è stato lo sforzo di rendere i governi più efficaci ed efficienti. In gran parte delle aree di competenza dei governi, dalla difesa alla previdenza, si possono infatti ottenere dei risultati migliori ad un costo molto ridotto, il che dovrebbe soddisfare sia la destra che la sinistra.

Il governo federale statunitense, ad esempio, ha avviato 47 programmi di formazione professionale in nove agenzie diverse che costano circa 20 miliardi di dollari l’anno, gran parte dei quali sono considerati inefficaci o mal gestiti dal . Nel 2009, il Presidente Barack Obama ha aggiunto il quarantasettesimo programma, per l’energia verde e la formazione professionale. Il tasso di successo è stato così basso (solo una piccola percentuale dei partecipanti è riuscita ad ottenere un posto di lavoro) che l’Ispettorato Generale del Dipartimento del Lavoro ha raccomandato di chiuderlo in un periodo, tuttavia, di forte disoccupazione in cui le aziende promuovevano milioni di posizioni vacanti senza riuscire a trovare lavoratori con le giuste competenze.

Abbiamo visto quello che succede, alla fine, quando la spesa non sostenibile porta all’esplosione del debito: il caos economico e la tragedia umana. Da qualche parte tra le soluzioni governative romanticizzate ai problemi e i funzionari statali presi dai loro interessi privati, come sostiene Buchnan, bisogna trovare dei leader disposti ad eliminare i programmi scarsamente efficienti, a modernizzare, semplificare e consolidare gli altri programmi, a migliorare i servizi e a limitare la pressione sulle tasse che impediscono la crescita.

Traduzione di Marzia Pecorari

Michael Boskin è professore di economia presso l’Università di Stanford e ricercatore senior presso l’Hoover Institution

Copyright: Project Syndicate, 2013.

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