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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2013 alle ore 15:46.

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I tempi dell'inevitabile cambio di rotta politica verso una maggiore rigidità dipendono dall'inflazione complessiva, in particolare per quanto riguarda i prezzi delle case. Il problema è che la quota di investimento del Pil ammonta già a circa il 50%, e si prevede che, nel 2013, una crescita a due cifre degli investimenti farà schizzare il tasso ancora più in alto. Un modello di crescita del genere non è semplicemente sostenibile.

L'offerta di moneta è cresciuta per decenni a un ritmo notevolmente più rapido rispetto alla produzione. Nel 2012, il tasso di crescita di M2 è stato pari al 14%, un valore abbastanza modesto rispetto al passato, ma ancora nettamente superiore a quello della crescita nominale del Pil. Come risultato della crescita galoppante della moneta in senso ampio, il rapporto M2/Pil ha superato il 180%, stabilendo un primato a livello mondiale. Sebbene occorra studiare più a fondo le molteplici implicazioni per la stabilità macroeconomica di questo rapporto eccezionalmente elevato, di certo esso implica una fragilità finanziaria e un indebolimento della capacità della PBOC di controllare la liquidità complessiva dell'economia.

Fra l'altro, pur se il rapporto debito pubblico/Pil è ancora inferiore al 20%, dall'inizio della crisi finanziaria globale nel 2008 la posizione contabile della Cina è peggiorata. Includendo le sopravvenienze passive del governo, il rapporto debito/Pil del Pese potrebbe sfiorare il 50%.

Uno sviluppo preoccupante in tal senso è dato dalla rapida crescita del debito delle imprese che, secondo vari studi, supera ormai il 120% del Pil, un valore molto più alto rispetto all'utilizzo della leva finanziaria da parte delle imprese non finanziarie nei principali Paesi sviluppati. Pur non comportando una crisi, ciò restringe drasticamente la capacità di utilizzare una politica fiscale espansiva per stimolare l'economia.

Nel 2011 e all'inizio del 2012, si è fatto un gran parlare del tracollo del mercato immobiliare cinese, e della reazione a catena di insolvenze nelle reti del credito sommerso e nelle piattaforme finanziarie dei governi locali. Alle soglie del 2013, si parla invece del pericolo di una rinascita della bolla immobiliare e del crollo del sistema bancario ombra, che consiste principalmente di società di gestione patrimoniale e fiduciarie.

Secondo fonti di mercato, il totale delle attività gestite dal sistema bancario ombra è cresciuto in modo esponenziale dal 2009, raggiungendo quota 14 trilioni di yuan, ovvero un terzo del Pil, nel terzo trimestre del 2012. Con una crescita relativamente lenta, la redditività delle imprese, su cui si basano i rendimenti delle attività del sistema bancario ombra, è bassa e tendente al calo. Da dove arrivano, allora, gli elevati rendimenti dei prodotti finanziari offerti dal sistema bancario ombra?

Se il sistema bancario ombra crolla, le conseguenze per il sistema finanziario saranno molto più gravi dei problemi causati dalle reti di credito sommerso e dalle piattaforme finanziarie dei governi locali, di cui si è tanto parlato nel 2012. Non c'è da stupirsi, quindi, che un banchiere influente, considerato come un possibile successore del governatore della PBOC Zhou Xiaochuan, abbia messo in guardia contro la possibilità di una "crisi dei mutui subprime tutta cinese".

Per il momento, avendo ricevuto la sua ciclica dose di stimolo, l'economia cinese dovrebbe essere a posto. Entro la fine dell'anno, però, i costi dell'adeguamento strutturale necessario per allontanare il modello di crescita cinese dalla domanda di investimento potrebbero subire un ulteriore aumento.

Traduzione di Federica Frasca

Yu Yongding è stato presidente della China Society of World Economics e direttore dell'Istituto di economia e politica mondiale presso l'Accademia cinese di scienze sociali. Inoltre, è stato membro del Comitato di politica monetaria della People’s Bank of China.

Copyright: Project Syndicate, 2013.

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