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Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2013 alle ore 16:24.

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PRINCETON – In un , Robert Gordon della Northwestern University giunge alla conclusione che il passo del progresso tecnologico è rallentato vertiginosamente e che l’aumento dello standard di vita (almeno nei paesi ricchi) è quindi destinato a rallentare. Nel XX secolo, aggiunge inoltre, il reddito pro capite negli Stati Uniti è raddoppiato circa ogni 25-30 anni, mentre il prossimo raddoppiamento si verificherà probabilmente solo fra 100 anni, ad un ritmo, quindi, registrato l’ultima volta nel XIX secolo.

Le considerazioni riguardanti la crescita a lungo termine, sebbene considerate cruciali, sembrano distanti dal contesto attuale di aggiustamento finanziario e ripresa della fiducia. Pertanto, i commenti all’articolo di Gordon sono stati per gran parte separati dalle discussioni sulle politiche da implementare per affrontare la Grande Recessione ora in atto.

Ma una valutazione realistica delle prospettive di crescita è proprio ciò che è necessario ora per delineare delle politiche adatte e fattibili. Il punto che vuole sottolineare Gordon non è il rallentamento della crescita in futuro, bensì lo spostamento di una crescita di produttività soggiacente verso una traiettoria decisamente inferiore intorno al 2000. Abbiamo vissuto la parte migliore del decennio successivo con una percezione sbagliata di una prosperità estesa, creando la bolla finanziaria. Ma cosa ancor peggiore è che stiamo gestendo il contesto attuale in attesa di una nuova bolla di crescita simile a quella dal 2000 al 2007.

Consideriamo le prospettive di crescita mondiale del Fondo Monetario Internazionale. Nell’aprile del 2010, circa diciotto mesi dopo il crollo della Lehman Brothers, la crisi sembrava terminata. era quella di una crescita del PIL mondiale pari a circa il 4,5% su base annuale fino al 2015, leggermente più alta del ritmo mantenuto nel decennio precedente la crisi, mentre si prevedeva un tasso d’inflazione annuale medio inferiore al 2,9%. Le prospettive per il futuro sembravano quindi rosee.

Per contro, dopo una serie di revisioni, si prospetta ora una crescita solo del 3,3%, mentre si prevede che l’inflazione raggiungerà il 4%, il che sta a indicare uno slancio economico globale molto più debole di quanto previsto. Una crescita al di sotto e un’inflazione al di sopra delle aspettative hanno avuto un forte impatto su gran parte delle economie. In questo senso, il Regno Unito si è distinto nel 2011 e nel 2012 dalle economie avanzate, mentre anche la Germania ha subito delle conseguenze. Inoltre, anche i paesi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) ne hanno risentito.

Anche se le prospettive dell’FMI e di altri enti sono state in modo persistente ottimiste, ogni contraccolpo è stato considerato come una deviazione temporanea associata ad una causa specifica: il salvataggio della Grecia, il tragico tsunami in Giappone, gli apici di volatilità a seguito del declassamento del debito statunitense da parte della Standard & Poor, e così via. Il ritorno al 4,5% della crescita mondiale è solo stato spostato al 2015 secondo le previsioni.

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