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Questo articolo è stato pubblicato il 27 febbraio 2013 alle ore 14:13.

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L'enorme differenza tra i conservatori malthusiani che criticavano le assicurazioni sociali all'inizio del XIX secolo e gli esponenti della Chicago School degli anni Settanta è che questi ultimi non avevano tutti i torti: fornire aiuti statali ai poveri "meritevoli" per poi sospenderli non appena questi cominciavano a reggersi sulle proprie gambe significava stravolgere il senso degli incentivi e avere scarse probabilità di ottenere buoni risultati.

E così, tra il 1970 e il 2000, un'ampia coalizione formata da conservatori (che volevano vedere il governo prendere posizione contro l'immoralità), centristi (che volevano che i soldi pubblici fossero spesi bene) ed esponenti della sinistra (che spingevano per alleviare la povertà) ha eliminato questi "gradini" dal sistema delle assicurazioni sociali. I presidenti Jimmy Carter, Ronald Reagan, George H.W. Bush, Bill Clinton e persino George W. Bush, insieme ai loro sostenitori, hanno dato vita al sistema attuale, in cui le aliquote fiscali e le soglie di ammissibilità non costituiscono disincentivi punitivi per le imprese.

Qual è, allora, il problema per la nuova generazione di conservatori americani, detrattori delle assicurazioni sociali? Non certo il timore che migliorare il tenore di vita dei meno abbienti oltre la mera sussistenza generi una catastrofe malthusiana, né la convinzione che le tasse e la revoca dei sussidi sociali bastino a convincere gli emarginati a lavorare.

Per Eberstadt, il problema è che la dipendenza dallo Stato risulta castrante, e che troppe persone vivono in tale condizione. Per Brooks, è che l'idea che i programmi statali facilitino la vita spinge la gente a votare per candidati non repubblicani. Per Murray, infine, è che le assicurazioni sociali sottintendono che il cattivo comportamento non porta alla catastrofe, mentre noi abbiamo bisogno di emanare il messaggio contrario, proprio per impedire alla gente di comportarsi male.

Il punto è che le élite conservatrici americane credono a Brooks, Eberstadt e Murray. Mitt Romney è tuttora convinto di aver perso le elezioni nel 2012 perché Barack Obama ha ingiustamente concesso l'assistenza sanitaria pubblica ai latino-americani, quella sanitaria gratuita nell'ambito della salute riproduttiva alle donne (tranne che per l'aborto), e altri "regali" simili ad altrettanti gruppi sociali. Secondo loro, Obama non riuscirebbe mai a "convincerli ad assumersi la piena responsabilità della propria vita".

Di fatto, sarebbe arduo per qualunque candidato convincere gli americani che ricevono sussidi statali di essere soggetti a carico, anziché responsabilizzati, o che è male votare per i politici che migliorano la vita delle persone, o ancora che una buona politica pubblica ha per scopo quello di produrre una catastrofe umana, invece fare il possibile per evitarla. Il problema dei conservatori americani non è la scelta dei candidati o i toni della retorica che usano, bensì che le loro idee non sono sostenibili a livello politico.

Traduzione di Federica Frasca

J. Bradford DeLong, ex vicesegretario al Tesoro americano, è professore di economia all'Università della California a Berkeley e ricercatore associato presso il National Bureau for Economic Research.

Copyright: Project Syndicate, 2013.

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